Milano, 17 lug. (LaPresse) – “Rispetto la sentenza, ma non posso non evidenziare che sono stato condannato per aver denunciato chi ci spiava. Farò ricorso, convinto che la verità emergerà”. Lo afferma in una nota Marco Tronchetti Provera, commentando la sentenza di oggi nel processo sul caso dell’agenzia investigativa Kroll. Per il presidente di Pirelli, all’epoca dei fatti al vertice di Telecom Italia, “i fatti sono chiari e confermati anche dagli avvocati Mucciarelli e Chiappetta, indagati solo per aver ribadito quanto effettivamente accaduto. La sentenza di oggi in primo grado si fonda esclusivamente sulle dichiarazioni di un teste che in questa lunga storia ha dichiarato tutto e il suo contrario, tanto da essere definito ‘ambiguo’ anche dallo stesso Pm. Non sono state portate prove, perché non ne esistono, che confermino la ricostruzione di Tavaroli”. “Mai – continua Tronchetti Provera – ho avuto informazioni relative all’acquisizione illecita del materiale Kroll. Non appena entrammo in possesso di tale documentazione, la inviammo all’autorità di polizia brasiliana. Quel materiale dimostrava che sia io e la mia famiglia sia l’azienda che allora guidavo eravamo oggetto di spionaggio da parte dell’agenzia di investigazione, tanto che la Procura brasiliana fece arrestare i soggetti ritenuti responsabili. Uno dei paradossi di questa incredibile vicenda è che la portata lesiva delle azioni poste in essere dalla Kroll venne riconosciuta nel 2004 anche dalla società Marsh&McLellan, allora controllante di Kroll, che pose fine alle azioni contro di me, la mia famiglia e Telecom Italia, scusandosi ufficialmente per l’accaduto”. “Oggi – conclude il numero uno della Bicocca – non solo vengo condannato, ma mi si chiede di risarcire da un lato il soggetto che avevo tutelato, Telecom Italia, e dall’altro proprio quei soggetti che risultavano essere i mandanti dell’azione in nostro danno. Sono certo che la realtà dei fatti sarà riconosciuta anche nelle aule di giustizia. Vado avanti con pazienza e determinazione”.