Bagnasco richiama politica: Crisi assedia famiglie e dignità

Roma, 20 mag. (LaPresse) – “Pensare alla gente: questa è l’unica cosa seria. Pensarci con grandissimo senso di responsabilità, senza populismi inconcludenti e dannosi, mettendo sul tavolo ognuno le migliori risorse di intelletto, di competenza e di cuore”. È il monito del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ai politici, nella sua prolusione di apertura della 65esima assemblea generale della Cei in Vaticano. Il presidente dell’assemblea dei vescovi mette in guardia i politici: “L’ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resteranno scritti nella storia”.

“Ora – denuncia il presidente della Cei – siamo nel vortice dell’emergenza che, come un’onda irriducibile e crescente, assedia”. “Il bene comune che la buona politica deve avere come valore superiore – spiega – pretende la capacità di anteporre all’interesse personale o di parte il bene generale, cioè il bene del Paese”. Se il potere “sguscia dal valore del servizio – dice – allora diventa fine a se stesso e si deforma nei suoi volti peggiori”. Poi richiama tutti ad abbassare i toni della “ostinata contrapposizione” che, non addivenendo mai a conclusioni condivise, “si avvolge su se stessa, si cristallizza diventando costume”, rischiando la paralisi del vivere sociale. Bagnasco parla anche della crisi che attanaglia il Paese: “In questa prolungata crisi economica, non è mistero per nessuno che le richieste di aiuto si moltiplicano a dismisura e approdano alle porte delle parrocchie, dei centri di ascolto, dei molteplici gruppi, mense, centri di recupero, di integrazione, dispensari e ambulatori”.

Il cardinale richiama quindi l’attenzione sul gioco d’azzardo che “divora giovani, anziani e famiglie” come sulla “smania mortale di sfide e di brivido estremo” e “la ricorrente violenza sulle donne a cui assistiamo con raccapriccio”. Il capo dei vescovi italiani interviene poi dettagliatamente su alcuni argomenti come il lavoro domenicale che giudica dannoso per la famiglia e il tempo dedicato a Dio e la famiglia (“un bene universale e demolirla è un crimine”) “umiliata e indebolita da rappresentazioni similari”. Secondo “una certa cultura individualistica – è l’affondo del presidente Cei – non vi è il rispetto della persona, ma la volontà di distruggere l’uomo nella sua dignità”.

Bagnasco ribadisce quindi “il no all’eutanasia e al suicidio assistito” e esprime “fraterna vicinanza” nei confronti dei due vescovi ortodossi in mano ai ribelli in Siria, dove risulta anche disperso il giornalista della Stampa Domenico Quirico. Invoca “il dono della pace nei Paesi del Maghreb, della Somalia e del Sahel, dove i conflitti sono aggravati dalla siccità e dalla carestia”. Non dimentica infine le chiese del sud Italia impegnate nella lotta per la legalità, mostrandosi solidale con i confratelli che si trovano in prima linea, come il parroco di Locri-Gerace.

In apertura del discorso, però, Bagnasco non fa mancare il suo appoggio a Papa Francesco spiegando: “Il nostro cuore desidera pulsare con il cuore di Papa Francesco. Vediamo che è subito entrato nell’anima della nostra gente, la quale sempre più numerosa affolla il cenacolo di piazza San Pietro”. “In questo straordinario compito – assicura l’arcivescovo di Genova – vorremmo aggiungere che non sarà mai solo”. Al suo stile interlocutorio e diretto tributa un lungo tratto della prolusione citando in numerosi passaggi le parole del Santo Padre. Le cui domande, spiega, sono “semplici e dirette” e “vanno a scavare l’anima di ciascuno e delle comunità”.