Torino, 8 mag. (LaPresse) – E’ iniziato al Palagiustizia di Torino il processo – che si svolge con giudizio immediato – a carico di Francesco Furchì, accusato di aver sparato al consigliere comunale Alberto Musy, in coma dal 21 marzo 2012, giorno dell’agguato. “Posso guardare tutti negli occhi tranquillamente – ha detto Furchì, molto dimagrito – credo nella giustizia un po’ meno nei pubblici ministeri”. Si sono costituiti parti civili la madre, la moglie e la sorella di Musy e la Città di Torino.
PM CHIEDE PERIZIA PSICHIATRICA. Il pm Roberto Furlan ha chiesto alla corte presieduta dal giudice Quinto Bosio la perizia psichiatrica per Francesco Furchì. “Ci sono tre elementi – ha dichiarato il pm – che vogliamo sottolineare e produrre – il primo, è un’intercettazione telefonica della moglie dell’imputato, in cui lei dice di lui ‘E’ un pazzo che vive in un mondo virtuale e crede alle sue stesse palle”. “Il secondo – ha aggiunto – è un’annotazione dello psichiatra del carcere, indicata sulla cartella clinica l’11 febbraio 2013, in cui il medico annota che ‘emerge una chiara strutturazione di tipo narcisistico salvo quando la realtà non corrisponde alle sue aspettative’. La responsabilità di tipo narcisistico emerge quindi”.
“Un’altra annotazione psichiatrica infine – ha spiegato Furlan – fatta dopo la decisione del tribunale del riesame che ha confermato il carcere per l’imputato, segnala che ‘Furchì appare arrabbiato e dichiara di voler rifiutare le terapie, si infervora nel discorso tanto da parlare in dialetto e in modo sgrammaticato’. Pare quindi che quando perde il controllo, le reazioni diventano incontrollate”. L’avvocato Giancarlo Zancan, che rappresenta Musy, la moglie e la sorella, si è associato alla richiesta del pm. L’avvocato Giancarlo Pittelli ha dichiarato: “Rimango molto sorpreso dalla pubblica accusa sulla perizia, non vedo quale argomentazione per questa richiesta. Non avete un solo elemento al di là della credibile testimonianza del pm e gli aspetti caratteriali non c’entrano nulla. Ricordo che l’imputato ha diritto a non concedersi né a una perizia né a trattamenti sanitari”.