Busto Arsizio, 4 mag. (LaPresse) – Dopo ottanta giorni di carcere l’ex amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, ha lasciato il carcere di Busto Arsizio dove si trovava dal 12 febbraio. Sono, infatti, scaduti i termini di custodia cautelare. Orsi sarà processato il prossimo 19 giugno.
“Ottanta giorni di carcere – dice il suo legale Ennio Amodio – sono una sofferenza infinita per chi sta dietro le sbarre. E ora che Orsi torna in libertà, l’opinione pubblica internazionale, che ha seguito con il fiato sospeso le indagini della Procura di Busto, si chiede se era proprio necessario tenere così a lungo in custodia cautelare l’ex presidente di Finmeccanica ora che la richiesta di giudizio immediato cristallizza accuse del tutto identiche a quelle contestate sei mesi fa e ci si accorge che il processo ha perso molti importanti pezzi”.
“Mancano infatti, nel quadro degli addebiti – spiega l’avvocato – tutti i personaggi chiave della vicenda: dai grandi accusatori svizzeri Haschke e Gerosa ai vari esponenti del mondo indiano che sarebbero intervenuti nella gara relativa alla fornitura dei dodici elicotteri. Sembra quasi che la corruzione internazionale ipotizzata dai PM abbia subìto una mutazione genetica per rimanere racchiusa nel recinto delle mura italiane”.
Per l’avvocato di Orsi “si conferma così il vizio di un processo che ha le sue poco nobili origini nelle dichiarazioni interessate di Lorenzo Borgogni e di altri manager che hanno inteso colpire chi, come Giuseppe Orsi, aveva cercato di riportare ordine e trasparenza in una azienda di Stato finita nella bufera delle lotte intestine”. “Il giudizio – dice ancora l’avvocato – che si aprirà nel prossimo giugno saprà certo far trionfare la verità. Per tracciare una linea di confine tra chi ha agito nell’interesse dell’industria italiana e chi, dietro le quinte, ha cercato di inquinare l’immagine di un manager di prestigio”.
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