Roma, 13 gen. (LaPresse) – “Mettere le persone nelle lance di salvataggio presenta dei rischi di incidente di per sé. In quegli attimi bisognava prevenire il peggio e aspettare il momento favorevole” prima di dichiarare l’abbandono nave. Lo ha detto, in una intervista in esclusiva trasmessa da ‘L’Arena – Domenica In’, su Rai1, il comandante Francesco Schettino, che era al comando della Costa Concordia nella notte del naufragio del 13 gennaio di un anno fa. Durante l’intervista Schettino ha spiegato che “13 o 14 secondi, frazioni di secondi, sarebbe il tempo che se non fosse stato perso, avrebbe evitato la tragedia” e che si accorse visivamente dello scoglio, dando al suo staff degli ordini che però non sarebbero stati eseguiti da chi era preposto a farlo. “Io ho visto che c’era una schiuma e ho percepito visivamente che avevamo la montagna di fronte – ha affermato ancora -. A me invece è stato detto che andavamo bene, mi è stato detto da un team di persone preposte a quel ruolo”. “Dal 13 gennaio – ha aggiunto Schettino – sento un dolore, che mi lega alle famiglie delle vittime, che non va esibito. Sono vicino ai parenti delle vittime”. “La pratica dell’inchino – ha specificato ancora Schettino – è sempre stata lasciata alla sensibilità dei capitani, non è mai stata chiesta l’autorizzazione. Dipende anche dall’umore del capitano. Tutto era pianificato in sicurezza”.