Isola del Giglio (Grosseto), 12 gen. (LaPresse) – Il relitto della Costa Concordia sarà rimosso a settembre. E non è ancora detto che sia portato a Piombino: la destinazione del porto nel quale sarà smantellato non è ancora stata decisa, sarà stabilita entro fine febbraio. Quello che è certo è che l’operazione costerà 100 milioni di dollari in più del previsto, raggiungendo la soglia di 400 milioni. Soldi che metterà la Costa Crociere, compagnia che finora ha dimostrato affidabilità e serietà. Intanto si procede con i lavori: la costruzione di enormi cassoni, delle dimensioni di dieci piani, e della piattaforma: trentamila tonnellate di acciaio, pari a quattro volte la torre Eiffel. E’ il quadro offerto oggi in un affollato incontro con il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, e la Costa, sull’isola del Giglio, che hanno fatto il punto della situazione a un anno dalla tragedia.
“A oggi tutti ci possiamo ritenere moderatamente soddisfatti” rispetto allo stato dei lavori” in vista della scadenza di settembre, ha detto Gabrielli, sottolineando però che “nessuno ha la sfera di cristallo per dire che quelle sono le tempistiche definitive. Sono tempistiche legate alle situazioni date, che possono di volta in volta aggiornarsi”. Però finora, ha detto, la Costa si è comportata in maniera “seria, rispettosa degli impegni e sempre affidabile in una maniera che meglio non potevamo auspicare”. E poi Gabrielli ha voluto dedicare un ricordo alle vittime: “Negli anniversari – ha sottolineato – in genere si fa il punto della situazione. Ma vorrei che ci ricordassimo tutti che parliamo di una vicenda all’esito della quale 32 persone non ci sono più. Due non sono state ancora riconsegnate ai familiari, credo che questo sia lo strazio più grande”.
“Non abbiamo ancora scelto il porto” di destinazione per condurre il relitto e procedere allo smantellamento, ha spiegato Franco Porcellacchia, capo progetto della rimozione per la Costa. “Vogliamo farlo presto – ha annunciato – contiamo entro fine febbraio, tenendo conto di tutte le priorità”. Quello che è necessario ora, ha spiegato Maria Sargentini, presidente dell’Osservatorio sull’emergenza istituito dalla Protezione civile, è verificare che le acque che sono rimaste stagnanti dentro la nave non siano contaminate, in modo che quando si girerà lo scafo e finiranno in acqua, non ci siano problemi dal punto di vista ambientale. L’Osservatorio, che si è riunito ieri, pensava di avere già tutti i dati, ma se ne parlerà per fine mese.
Per girare la nave sono in praticamente già ultimati 30 cassoni, che saranno applicati allo scafo per riequilibrarne il peso. Sono grandi dai 20 ai 30 metri, come palazzi di sette e dieci piani. Saranno 30 in tutto, per un peso complessivo di 14mila tonnellate, vale a dire due volte il peso della torre Eiffel, ha spiegato Sergio Girotto, manager di progetto di Titan-Micoperi, il consorzio che si sta occupando del recupero del relitto. Complessivamente, tra i cassoni la piattaforma, si stanno mettendo insieme 30mila tonnellate di acciaio. Ma nonostante le enormi dimensioni, il lavoro dovrà essere estremamente preciso: tra un cassone e l’altro ci saranno meno di 5 centimetri. E’ come se si dovessero parcheggiare l’uno accanto all’altro diversi palazzi di dieci piani alla distanza di una molletta. Per la realizzazione di tutto questo “abbiamo coinvolto – ha spiegato Girotto – 17 differenti cantieri in Italia”. Solo per i cassoni, i cantieri coinvolti sono quattro. Sono 150, ha precisato, le società coinvolte nella fornitura di materiali e servizi, con una “ricaduta dal punto di vista economico quasi completamente italiana”.In tutta questa operazione la nave non si spezzerà, ha rassicurato Porcellacchia: l’analisi “ci conforta sufficientemente che non ci saranno rotture. Abbiamo usato un modello matematico che ci permette di fare le verifiche più sofisticate e lo stesso calcolo poi l’abbiamo fatto fare anche ad altri esperti, in particolare a Fincantieri, che ha le conoscenze maggiori delle caratteristiche strutturali della nave, avendola costruita”.
Intanto ora il problema più urgente per l’isola è quello del turismo: “Stiamo studiando delle misure insieme a Costa Crociere perché si possa mitigare la forte penalizzazione della stagione turistica dovuto alla presenza non più di una nave ma di un cantiere”, ha annunciato il sindaco, Sergio Ortelli. Le fasi dei lavori preparativi per la rimozione del relitto, ha sottolineato, che è slittata a settembre, a questo punto presenteranno di nuovo, come è già avvenuto l’estate scorsa, una “sovrapposizione a quella che è la nostra attività economica più importante”.”Abbiamo bisogno di un aiuto dal punto di vista del marketing. E’ questo che chiediamo alla Costa”, ha spiegato Mario Pellegrini, il vicesindaco. “Loro – sottolinea – dopo il disastro hanno fatto una campagna di marketing importante e hanno abbattuto i prezzi. Noi, anche se abbattiamo i prezzi degli alberghi, che campagna facciamo? Abbiamo bisogno di loro. Vogliamo evitare che finisca come l’estate passata, nella quale abbiamo perso il 18% delle presenze. Qualcuno dice che le cose vanno meglio, con l’indotto del cantiere e il continuo via vai di giornalisti e di persone che vengono a vedere la nave. Questo è vero a Giglio Porto, ma a Castello e Campese è un tracollo”. Sull’isola infatti sono tre i centri abitati, anche se sono raccolti in un unico Comune: uno è Giglio Porto, dove si trova appunto il porto di fronte al quale è naufragata la nave. Gli altri due, Castello e Campese, sono uno al centro dell’isola e l’altro sull’altro lato. E dunque hanno subito solo gli effetti negativi. Nel complesso gli effetti della tragedia dal punto economico per l’isola sono stati, sottolinea il vicesindaco, tutt’altro che positivi.
Domani si terranno le celebrazioni. La prima sarà quella dello scoglio: sarà rimesso al suo posto lo scoglio contro il quale urtò la nave la sera del 13 gennaio 2012 e che provocò lo squarcio nello scafo. Il frammento di roccia, delle dimensioni di alcuni metri, sarà trasportato da una imbarcazione e calato in acqua con un argano.
Alcuni sub verificheranno la posa sul fondale marino. “A una decina di metri da quello scoglio – racconta il parroco, don Lorenzo Pasquotti – si trova la Stella Maris, una Madonna in bassorilievo che è stata posta sul fondale una decina di anni fa. Tutti gli anni il giorno dell’Assunta, Ferragosto, si va con una barca, e alcuni sub si immergono per deporre una collana di fiori. Anche quest’anno lo abbiamo fatto, anche se in tono minore. La Madonna non ha subito danni dall’incidente del naufragio. Qualcuno dice che sia stato anche grazie a lei se non è andata ancora peggio quella notte, e secondo me hanno ragione”.
Dal nostro inviato Fabio De Ponte