‘Ndrangheta, chieste pene fino a 13 anni a processo Crimine a Torino

Torino, 27 nov. (LaPresse) – Pene fino a 13 anni e 20 giorni sono state chieste oggi al processo Crimine a Torino, contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta. Gli imputati, che sono tre, secondo l’accusa facevano parte della locale (una locale è una struttura che organizza la gestione malavitosa di un territorio sul quale si trovano più ‘ndrine) di Siderno, nel reggino, a Torino e devono rispondere di associazione di stampo mafioso aggravata dal carattere armato. Per Rocco Zangrà i pm Roberto Sparagna ed Enrico Arnaldi Di Balme hanno chiesto 13 anni e 20 giorni di reclusione. “E’ un soggetto recidivo reiterato – hanno spiegato – che promuove, dirige e organizza”.

Per Carmelo Cataldo, che secondo l’accusa “ha il grado di quartino e si proponeva di ottenere quello di padrino”, è stata chiesta una pena di 11 anni di reclusione, con la concessione delle attenuanti generiche visto che “ha reso una sostanziale confessione, usata poi in altra sede ai fini della prova di resistenza dell’associazione”. Per Giovanni Catalano, incensurato, sono stati chiesti 7 anni e 6 mesi. Al processo, che è una sorta di costola del Minotauro, era imputato anche il boss Giuseppe Catalano, che si è suicidato lo scorso aprile.

“Abbiamo a che fare con una struttura che si nasconde – ha detto il pm Sparagna durante la requisitoria parlando della ‘ndrangheta – che è mimetica. Non dobbiamo cadere nel gioco di prestigio dell’apparire come soggetti normali perché questa apparenza è parte ed è strumentale alla vita della ‘ndrangheta, soprattutto in regioni dove è stata importata. Gli imputati sono ‘ndranghetisti e continuano a essere ‘ndranghetisti anche dopo il processo. Tutti e tre continuano a essere affiliati e di questa permanenza bisogna tenerne conto. Restano a disposizione dell’associazione, nessuno si è dissociato”.