Roma, 26 set. (LaPresse) – La quinta sezione penale della Cassazione ha confermato la pena di 14 anni per Alessandro Sallusti, condannato per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Con sentenza definitiva la questione passa in mano al tribunale di sorveglianza di Milano. Il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha già fatto sapere che la condanna sarà sospesa, dal momento che Sallusti non ha cumuli di pena o recidive.
PROCURATORE AVEVA CHIESTO SCONTO PENA. Il procuratore generale del Palazzaccio, stamattina, nella sua requisitoria, pur riconoscendo la colpevolezza dell’attuale direttore del Giornale, aveva chiesto alla corte “uno sconto di pena”. Gioacchino Izzo, infatti, aveva sollecitato l’annullamento della sentenza d’appello che ha condannato Sallusti a 14 mesi senza condizionale limitatamente alla mancata concessione delle attenuanti generiche. Invece, dopo circa due ore e mezzo di camera di consiglio, la corte, presieduta da Aldo Grassi, ha confermato la pena condannando anche Sallusti alla rifusione delle spese processuali, a risarcire la parte civile e a pagare 4.500 euro di spese per il giudizio innanzi alla Suprema Corte.
CASSAZIONE: SALLUSTI PUBBLICO’ NOTIZIA FALSA. Una questione evidentemente spinosa, tanto da spingere piazza Cavour ha diramare una nota, dopo la lettura della sentenza nella quale “si ritiene opportuno precisare aspetti del caso Sallusti non esattamente evidenziati dalla stampa nei giorni scorsi”.
Per prima cosa la falsità della notizia contenuta nell’articolo anonimo attribuito a Sallusti. “La giovane – specifica la nota – non era stata affatto costretta ad abortire, risalendo ciò ad una sua autonoma decisione, e l’intervento del giudice si era reso necessario solo perchè, presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest’ultimo la decisione presa”. La nota chiude specificando che “per il reato di diffamazione a mezzo stampa – i cui riferimenti normativi sono l’articolo 595 del codice penale e l’articolo 13 della legge sulla stampa – è prevista la pena della reclusione da uno a sei anni, oltre alla multa”.
PROCESSO DA RIFARE PER MONTICONE. I supremi giudici hanno invece disposto un nuovo processo davanti alla Corte d’Appello di Milano per il cronista Andrea Monticone, che era stato condannato a un anno.
SALLUSTI SI DIMETTE. Sallusti si è dimesso dalla direzione del quotidiano annunciando la decisione nel corso di una assemblea di redazione subito dopo la sentenza e spiegando di non avere intenzione di chiedere l’affidamento ai servizi sociali “perché non voglio essere rieducato” né di volersi appellare al capo dello Stato, a cui attribuisce responsabilità sulla questione.
SALLUSTI: COLPA ANCHE DI NAPOLITANO. “Non ho intenzione – ha detto – di chiedere la grazia al capo dello Stato perché penso che il presidente Napolitano abbia delle grosse responsabilità” dal momento che “non ha mai speso una parola contro l’invadenza della giustizia” prima nei confronti dei politici e poi dei giornalisti.
L’APPOGGIO DEL CENTRODESTRA AL DIRETTORE. Numerose le manifestazioni di solidarietà dal centrodestra. Per l’ex premier Silvio Berlusconi “la carcerazione inflitta al direttore Alessandro Sallusti appare a chiunque assolutamente fuori da ogni logica e contro il buonsenso” e occorre da parte del governo un intervendo urgente per “la depenalizzazione di tutti i reati di opinione”. Una idea sulla quale si è già espressa la titolare del ministero della Giustizia Paola Severino, secondo la quale “è praticabile la possibilità di dare impulso a una sollecita calendarizzazione del disegno di legge di iniziativa parlamentare sulla libertà di stampa” per far sì che in casi come quello di Sallusti si applichi “la sola pena pecuniaria e non il carcere”.
D’accordo anche il presidente del Senato Schifani, che auspica interventi normativi nella stessa direzione. Numerosi gli attestati di solidarietà dal Pdl. Manifestazioni in questo senso sono venute da Ignazio La Russa, Mariastella Gelmini, Angelino Alfano, Niccolò Ghedini, Giorgia Meloni.
ANM: PREVEDERE PENE PIU’ MITI. Anche l’Associazione nazionale magistrati è intervenuta dicendo che “vanno respinti con fermezza gli insulti e gli attacchi inammissibili rivolti ai giudici, che hanno applicato la legge in vigore” ma allo stesso tempo occorre “prevedere pene diverse o più miti” per evitare che “la pur necessaria tutela dell’onore si risolva in una compressione ingiustificata di un fondamentale diritto costituzionale” come quello della libertà di stampa, “fondamento basilare di ogni democrazia”.
FNSI SI APPELLA AI GIORNALI: SPAZI BIANCHI IN PRIMA PAGINA. A sostegno di Sallusti è scesa in campo anche la Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), il sindacato dei giornalisti. “La sentenza che manda in carcere Sallusti – scrive in una nota – è il risultato sconvolgente di una norma orrenda del nostro codice, incompatibile con le democrazie avanzate e liberali e con i canoni delle democrazie europee”. Per manifestare lo sconcerto per la sentenza la Fnsi “si appella ai colleghi, e particolarmente ai direttori perché, accanto ai loro editoriali, compaiano spazi bianchi in prima pagina come segni tangibili di protesta, dandone conto ai lettori, evidenziando la mostruosità di queste norme affinché siano cancellate al più presto”.