Gruppo islamista: Rossella Urru è libera

Roma, 18 lug. (LaPresse) – Rossella Urru, la cooperante rapita nella notte tra il 22 ed il 23 ottobre in Algeria sarebbe libera. L’annuncio, dopo voci che si sono rincorse per tutta la giornata, arriva da un gruppo di ribelli islamisti che all’inizio parla genericamente della liberazione nel nord del Mali, nei pressi di Gao, di un ostaggio italiano e due spagnoli. Ma poi il portavoce del gruppo Ansar Dine, Sanda Abou Mohamed, spiega che si tratta di proprio di Rossella Urru, Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez de Rincon. Sanda Abou Mohamed precisa anche i tre sono stati rilasciati dal gruppo MUJAO, cioè il movimento unificato per la jihad nell’Africa occidentale. I cooperanti erano stati rapiti da un campo rifugiati nel sud dell’Algeria a ottobre. Il portavoce ha aggiunto che MUJAO è il gruppo responsabile del rapimento e che a maggio aveva richiesto il pagamento di soldi in cambio del rilascio. Non è chiaro se sia stato pagato un riscatto. Sia Ansar Dine che MUJAO sono ritenuti legati ad al-Qaeda del Maghreb islamico (Aqmi) e gli analisti credono che la loro presenza nel nord del Mali ponga un grave rischio di sicurezza non solo in Mali, ma nell’intera regione. Aqmi ha rivendicato la responsabilità di numerosi attacchi suicidi e il rapimento di almeno 50 stranieri. MUJAO e Ansar Dine hanno combattuto per sottrarre il controllo del nord del Mali ai ribelli Tuareg che l’hanno preso a marzo e intendono imporre la sharia nella regione.

La Farnesina, al momento non conferma ma spiega che sono in corso verifiche. Diversa, invece, la posizione di alcuni diplomatici del ministero degli Esteri spagnolo, coperti dall’anonimato, che hanno confermato che i due spagnoli sono stati liberati e che il trasferimento è “sul punto di” essere completato, ma è stato ritardato all’ultimo momento per una tempesta di sabbia. La Urru, 30 anni, nata Samugheo in provincia di Oristano il 22 marzo 1983, lavora presso il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), ed è stata rapita insieme ai due colleghi spagnoli in un campo di rifugiati sarahui a Rabuni, vicino a Tindouf, in Algeria. “Qui in paese nessuno sta festeggiando, siamo solo in attesa di avere la conferma ufficiale, soprattutto vista l’esperienza dell’altra volta quando fu annunciata la liberazione e poi non era vero” racconta Antonello Demelas, sindaco di Samugheo. Da quando si è diffusa la notizia della possibile liberazione della cooperante c’è tanta speranza ma anche la paura che questo sia l’ennesimo annuncio poi smentito. “Non ho ancora sentito la famiglia – aggiunge il primo cittadino – solo stamattina ma quando ancora non si sapeva nulla. Aspetto una loro telefonata, sono momenti concitati non voglio disturbarli”.