Roma, 4 lug. (LaPresse) – Un nome poderoso, impegnativo e rivoluzionario. Oggi la ‘particella di Dio’ è stata presentata al mondo. L’epiteto ha un senso: questa particella si chiama così perchè grazie ad essa ogni cosa ha una massa e la materia esiste così come la conosciamo. I fisici preferiscono chiamarlo bosone di Higgs, dal nome del britannico Peter Higgs, che nel 1964 ne aveva previsto l’esistenza. Lacrime, applausi, emozione e commozione hanno accompagnato l’annuncio della scoperta. Mentre da Ginevra si pronunciava il discorso scientifico, a Roma, nell’Istituto di fisica nucleare, un gruppo di studiosi spiegava l’importanza della ricerca e della scoperta. I dati, accolti da un applauso fragoroso, sono stati presentati dagli esperimenti Cms, coordinato dall’americano Joseph Incandela, e Atlas, coordinato dall’Italiana Fabiola Gianotti. Entrambi indicano con un margine di errore vicino allo zero che il bosone di Higgs ha dimensioni comprese fra 125 e 126 miliardi di elettronvolt (GeV), ossia pesa fra 125 e 126 volte più di un protone, una delle particelle che costituiscono il nucleo di un atomo.
“Le incredibili prestazioni di Lhc e di Atlas e gli enormi sforzi di un grandissimo numero di persone ci hanno portato a questo risultato entusiasmante”, ha detto Fabiola Gianotti. Anche per Joseph Incandela i dati indicano che “c’è una nuova particella. Sappiamo che deve essere un bosone e che si tratta del bosone più pesante mai trovato”. E mentre il mondo veniva a conoscenza della scoperta scientifica più importante degli ultimi cento anni, tra la folla e la standig ovation, c’era lui: Peter Higgs, 84 anni, volto mite e atteggiamento umile che si è lasciato andare alle lacrime. “Mai stato così felice”, ha sussurato lo scienziato. Higgs ha elaborato la sua teoria nel 1964 mentre passeggiava per le colline scozzesi, quando all’improvviso è corso in laboratorio dichiarando di aver maturato “one big idea”.á “E’ davvero incredibile – ha detto Higgs – che tutto questo sia successo mentre sono ancora in vita”. Le lacrime dello scienziato scendevano mentre l’italiana Fabiola Gianotti, responsabile dell’esperimento Atlas, finiva di presentare i dati.
Lei, italiana figlia di romani e siciliani, minuta ma risoluta, dopo l’annuncio si è collegata in videoconferenza con Roma. Anche lei emozionata, ha voluto abbracciare idealmente i suoi colleghi e il presidente dell’Infn, Ferdinando Ferroni che, dopo aver esultato si è anche rammaricato per la fuga dei cervelli e per i tagli alla ricerca. Entusiasta pure il direttore del Cern: “E’ un momento storico. I dati presentati oggi sono una pietra miliare nella nostra comprensione della natura”: lo ha detto Rolf Heuer. “Non abbiamo trovato soltanto l’ultima pietra miliare necessaria per completare il Modello Standard. Siamo all’inizio di un lungo viaggio alla scoperta delle proprietà interessanti di questa nuova particella”, ha concluso. Per i fisici la scoperta di oggi è l’equivalente del Dna o dell’approdo sulla Luna.