Milano, 31 mag. (LaPresse) – Per il cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo emerito di Milano, i giovani spesso vivono in una situazione di “precarietà strutturale” che “costituisce di fatto una pesante ipoteca sul futuro delle famiglie e, di riflesso, della società”. Tettamanzi, intervenendo ai lavori della seconda giornata del Congresso internazionale teologico pastorale in corso a Milano nell’ambito del VII Incontro Internazionale delle Famiglie, ha sottolineato che “non c’è famiglia senza lavoro”. “La famiglia – ha aggiunto – proprio nel lavoro è sempre più minacciata” anche a causa della crisi economica. Per Tettamanzi è necessario “denunciare discriminazioni inaccettabili, perché oltre i limiti della giustizia, anche nell’ambito della retribuzione economica e delle pensioni”.

“Certo c’è una giustizia distributiva, ma, proprio perché giustizia – ha osservato – ha dei limiti, oltrepassati i quali si trasforma in un’ingiustizia scandalosa, che suona insulto alla povertà di tante persone e ancor più alla dignità di quanti percepiscono retribuzioni evidentemente fuori misura. Questo vale nel campo privato e soprattutto quando è in questione il danaro pubblico, di tutti e per tutti. Forse che il tempo, le forze fisiche e psichiche, le responsabilità dell’ultimo lavoratore valgono di meno del tempo, delle forze e delle responsabilità di un alto dirigente di finanzia o di industria o di governo o di partito o di sport?”. Il cardinale si chiede anche se “le cosiddette leggi del mercato, che danno molto a qualcuno perché la sua attività movimenta enormi capitali a beneficio di molti, non devono forse essere, loro stesse, regolate? Regolate perchè il mercato – conclude – sia per l’uomo e non l’uomo per il mercato”.

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