Palermo, 26 mag. (LaPresse) – La guardia di finanza di Palermo ha sequestrato, nell’ambito dell’operazione denominata ‘Coffee break’, 5 società del capoluogo siciliano, di cui due operanti nel settore del commercio all’ingrosso di caffè, due bar, di cui uno con annessa sala giochi, e una palestra, riconducibili tutti a un palermitano pluripregiudicato, ritenuto, in passato, uomo di fiducia di Totò Riina e condannato, con sentenza definitiva, per associazione mafiosa. Le indagini hanno portato alla luce che il soggetto, denunciato per il reato di trasferimento fraudolento di valori ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, ha negli anni attribuito a propri prestanome la titolarità delle attività commerciali sequestrate, mentre nella realtà le continuava a gestire direttamente. A tale scopo, ha utilizzato 11 persone, denunciate per concorso in trasferimento fraudolento di valori, alcune delle quali appartenenti al proprio nucleo familiare. Il ruolo di spicco, quale imprenditore nel settore del caffè, ricoperto dal titolare delle società poste sotto sequestro è stato evidenziato anche da alcuni collaboratori di giustizia che lo hanno indicato come soggetto che ambiva a diventare il leader incontrastato nella fornitura del caffè presso gli esercizi commerciali di Palermo. Infine, nel corso delle indagini è stato possibile verificare l’elevato tenore di vita condotto dall’uomo e dalla sua famiglia nonostante gli esigui redditi dichiarati al Fisco. I finanzieri stanno verificando se vi siano altri bar, ristoranti ed esercizi commerciali che hanno dovuto acquistare il caffé dalle aziende dell’uomo tenuto conto, tra l’altro, che dopo la sua scarcerazione (avvenuta nel dicembre 2006) i suoi clienti, in un solo anno, sono aumentati del 300% e che da quel momento, fino ad oggi, l’espansione della sua attività nel mercato del caffé non ha conosciuto soste. Il valore delle aziende in sequestro si aggira sui 4 milioni di euro.

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