Milano, 24 mag. (LaPresse) – “Non siamo soddisfatti dei criteri utilizzati per la quantificazione dei danni”. Così i legali della Asl di Milano e della Regione Lombardia, entrambe parte civile nel processo a carico di 11 ex dirigenti della Pirelli per la morte di 20 operai a causa dell’amianto, hanno spiegato perché non è stato ancora trovato un accordo con il colosso dei pneumatici su eventuali risarcimenti stragiudiziali. “Le trattative si sono arenate”, hanno detto in aula i difensori della Asl e l’avvocato che rappresenta Regione Lombardia, Antonella Forloni ha aggiunto che “allo stato le trattative non devono influenzare il processo, perché non ci sono i presupposti per una chiusura delle stesse in tempi rapidi”.

Ancora in corso anche le trattative tra Pirelli e Inail. Andrà avanti, dunque, il processo che riguarda 20 casi di operai del gruppo Pirelli morti e di 4 loro colleghi gravemente ammalati di forme tumorali legate all’esposizione all’amianto. Sul banco degli imputati, con l’accusa di omicidio colposo e lesioni colpose, siedono 11 ex dirigenti del gruppo che si sono avvicendati tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80. Una decina di famiglie di lavoratori, costituitesi parte civile, hanno accettato di uscire dal processo dopo aver ricevuto risarcimenti da centinaia di migliaia di euro da parte Pirelli. Le altre famiglie sono invece rimaste nel dibattimento, insieme alla Asl, alla Regione Lombardia e all’Inail. La prossima udienza, davanti alla sesta sezione penale del tribunale di Milano, è stata fissata per il 22 giugno e ad occuparsi del procedimento sarà il giudice Cesare Tacconi.

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