Palermo, 23 mag. (LaPresse) – Palermo cerca giustizia e verità. E oggi, nel ventesimo anniversario della strage di Capaci in cui rimasero uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, lo chiede con ancora più forza. Da questa mattina a Palermo per le commemorazioni delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, in cui morì Paolo Borsellino, sono arrivate migliaia di studenti per chiedere un futuro migliore e libero dalle mafie. La cerimonia ha preso il via alle 10 nell’aula bunker dell’Ucciardone, teatro del maxi processo contro Cosa nostra del 1986, sulle note dell’Inno di Mameli e alla presenza del presidente del Consiglio Mario Monti, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei ministri Profumo, Severino e Cancellieri. Commosso il ricordo dei due magistrati uccisi negli attentati del 1992 reso dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che ha sottolineato che, pur con le loro diversità, Falcone e Borsellino sono stati “sicuri punti riferimento in cui credere per il loro coraggio e la speranza che sapevano infondere”.
Ma le parole più attese erano quelle del capo dello Stato che ha aperto il suo discorso sottolineando come “la mafia, cosa nostra e la criminalità organizzata rimangono ancora un problema grave della società italiana e della democrazia” e che “bisogna proseguire con la più grande determinazione e tenacia sulla strada segnata con sacrificio da Falcone e Borsellino” per abbattere la “compenetrazione fra criminalità organizzata e attività economica” in un momento di così forte crisi e accertare con rigore la verità sui rapporti fra Stato e mafia. Napolitano ha poi ribadito con forza la necessità di arrivare alla verità sulle stragi, senza “nascondersi la gravità degli errori che in sede giudiziaria possano compiersi, come successe per via D’Amelio”. Infine, un appello commosso ai giovani affinchè scendano in campo “aprendo porte e finestre se vi si vuole tenere fuori. Scendete al più presto in campo per rinnovare la politica e la società nel segno della legalità e della trasparenza. L’Italia ne avrà bisogno, l’Italia ve ne sarà grata”.
Presente nell’aula bunker anche Mario Monti che in mattinata, inaugurando una lapide con i nomi delle vittime della mafia nel giardino della memoria di Ciaculli, ha affermato con decisione che “gli apparati dello Stato devono essere lontani dal sospetto dei vicinanza alle organizzazioni mafiose. Il governo ha recentemente varato una riorganizzazione della normativa antimafia, ma il lavoro non è completato. Su alcuni punti c’è un preciso impegno del governo che è in stato avanzato”. Anche dal premier una ferma volontà di trovare la verità sulle morti di Falcone e Borsellino che “non bisogna mai stancarsi di cercare”. “Nessuna ragione di Stato – ha proseguito – può giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti. L’unica ragione dello Stato è la ricerca della verità per le vittime, per i familiari, per i cittadini, per gli onesti e per la speranza dei nostri figli”. Un accenno, poi, alla necessità di creare sviluppo e lavoro pulito nei territori maggiormente interessati dalla criminalità organizzata, che proprio sulla disoccupazione trova terreno fertile.
Non sono mancati alla commemorazione i compagni di scuola di Melissa Bassi, la 16enne rimasta uccisa nell’attentato davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi di sabato scorso. Alcune compagne hanno letto i loro pensieri davanti alle autorità e agli studenti presenti nell’aula bunker e hanno raccontato i loro ricordi di quella terribile giornata. Una delle ragazze ha concluso dicendo: “Vorrei smentire il detto che la speranza è l’ultima a morire. La speranza non muore mai”.
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