‘Ndrangheta, confisca 330 milioni beni a ‘re videopoker’ in Calabria

Reggio Calabria, 18 mag. (LaPresse) – Maxi confisca delle fiamme gialle di Reggio Calabria nell’ambito di una operazione nei confronti della ‘Ndrangheta. La guardia di finanza reggina ha confiscato beni per circa 330 milioni a Giacchino Campolo, noto come il ‘re dei videopoker’. Campolo è ritenuto dagli inquirenti legato a vari esponenti della ‘Ndrangheta cittadina tra cui i De Stefano, gli Zindato, gli Audino. Secondo gli investigatori Campolo aveva autonomamente sviluppato un suo personale metodo criminale, basato sulla sistematica alterazione degli apparecchi da gioco, dando vita non solo a una gigantesca frode fiscale ma, soprattutto, alla disponibilità di ingenti somme di denaro in nero che costituivano la ‘liquidità, da un lato, da mettere a disposizione di esponenti della ‘Ndrangheta e, dall’altro, da investire nell’acquisto di numerosi immobili non solo in Reggio Calabria, ma anche, tra l’altro, a Roma, Milano e Parigi.

La confisca nei confronti di Giacchino Campolo, classe 1939, la più consistente mai effettuata nei confronti di un unico soggetto, ha per oggetto il patrimonio aziendale e relativi beni di 4 imprese, di cui 2 operanti nel settore immobiliare, 1 nel commercio di elettrodomestici e del gioco da intrattenimento e una impresa agricola e relativi conti correnti, oltre a circa 260 beni immobili, tra appartamenti, terreni, magazzini adibiti a negozio o deposito, ubicati per lo più a Reggio Calabria e provincia ma anche a Taormina, Roma e Milano e anche un appartamento a Parigi. Confiscati anche auto di lusso, veicoli commerciali e motocicli. Le indagini di polizia giudiziaria avviate nel 2008 – coordinate dall’allora procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, dal Procuratore aggiunto Dda della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Michele Prestipino Giarritta, e dal sostituto procuratore della Repubblica Dda Beatrice Ronchi – avevano consentito di accertare che la costante ed inarrestabile ascesa nello specifico settore di mercato nella Provincia di Reggio Calabria, da parte del noto imprenditore, era stata possibile attraverso rapporti dai reciproci vantaggi con diversi esponenti delle principali cosche di ‘Ndrangheta del reggino.

Per tali fatti criminosi, precisamente estorsioni e concorrenza sleale, Campolo,il 14 gennaio 2011, era stato condannato a 18 anni di reclusione dal tribunale penale collegiale di Reggio Calabria, sentenza allo stato all’esame della locale Corte di appello. Concorrenza illecita nei confronti degli altri imprenditori del settore; estorsione ai danni dei dipendenti della ditta di cui era titolare, costretti a dichiarare, pena il licenziamento, la ricezione di uno stipendio dall’importo di gran lunga superiore a quello realmente intascato, nonché a lavorare in condizioni precarie; estorsioni aggravate dalle modalità mafiose perpetrate ai danni di titolari di esercizi commerciali cui aveva imposto i propri apparecchi da gioco: questi i fatti delittuosi di cui è stato ritenuto responsabile in primo grado Campolo e che risalgono, quantomeno, all’anno 1998, e che si sono protratti fino al 2008. Dieci anni in cui l’imprenditore reggino, per gli inquirenti, ha ottenuto il descritto monopolio, anche grazie alla sua contiguità con membri di vertice della criminalità organizzata locale.Il provvedimento di confisca notificato in data odierna ha sostanzialmente confermato la ricostruzione dei fatti e delle operazioni economico-patrimoniali attraverso le quali era stato individuato il filo conduttore che aveva consentito di ricondurre, anche attraverso familiari e prestanome, l’incredibile patrimonio a Campolo.

I beni in questione erano già stato oggetto di apposito provvedimento di sequestro emesso d’urgenza nel luglio del 2010 dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria. “Con il provvedimento odierno di confisca, sottolineano gli inquirenti, il legame tra il Campolo ed il faraonico patrimonio illecitamente accumulato è stato rescisso e gli oltre 250 immobili (molti dei quali di pregio e valore artistico ed architettonico) siti a Reggio Calabria e Provincia, Roma, Milano, Taormina e Parigi, autovetture di lusso, e tre attività commerciali operanti nel settore immobiliare e dei giochi da intrattenimento, approdano, oggi, nella disponibilità della collettività”. Diventano patrimonio dello Stato anche i quadri, considerati autentici, di Salvador Dalì (Giulietta e Romeo), Renato Guttuso (Nudo femminile 1971), Giorgio De Chirico (Piazza d’Italia e Manichino), Giuseppe Migneco (Venditore di pesce e Pescatore con sardine), Antonio Ligabue (Tigre e Serpente, Scoiattolo), Lucio Fontana (Concetto spaziale), Mario Sironi (Studio per un nudo), Michele Cascella che il ‘re dei videopoker’ aveva appeso alle pareti della sua abitazione.