Roma, 3 mag. (LaPresse) – Giri di fatture false per importi da capogiro che, nei soli primi 4 mesi del 2012, superano il miliardo di euro. Lo fa sapere la guardia di finanza che dall’inizio dell’anno ha sequestrato oltre 4 miliardi di euro di redditi evasi per reati di frode fiscale. Frodi architettate – spiega la finanza – per nascondere i redditi al fisco per pagare meno tasse possibili e fare una concorrenza sleale agli imprenditori onesti. E per questo le inventano di tutti i colori. Oltre alla spregiudicatezza, infatti, c’è una cosa che agli evasori, specie a quelli che ricorrono alle frodi, non manca quasi mai ed è la fantasia. Soprattutto perché, acuendo l’ingegno, sperano di aumentare le possibilità di farla franca. In cima alla classifica dei reati di frode fiscale scoperti dalla guardia di finanza da gennaio ad aprile, vi è l’utilizzo di fatture false (riscontrato nel 26,65% dei casi), seguìto dalla emissione di fatture per operazioni inesistenti (19,38%), dalla omessa dichiarazione (17,84%), dall’occultamento o dalla distruzione dei documenti contabili (14,26%) e dalla dichiarazione infedele (8,07%).
A Perugia, ad esempio, le fiamme gialle hanno accertato che Ferrari, Maserati e Mercedes di un imprenditore edilizio erano intestate alla madre di lui, sessantenne: c’è voluto poco per capire che l’uomo in soli tre anni aveva nascosto al fisco redditi per 7 milioni di euro ed evaso quasi 800mila euro di iva. Soldi derivanti dalle vendite non dichiarate di appartamenti, ma ricostruiti dai finanzieri attraverso l’esame dei conti bancari del costruttore e dei suoi familiari. Stesso discorso per un imprenditore manifatturiero di Terni che aveva investito i soldi, messi da parte non pagando le imposte, nell’acquisto di una Ferrari e di una Lamborghini. Auto che, anche in questo caso, sono state intestate, insieme a unità immobiliari, a una familiare dell’imprenditore, dipendente di una società pubblica. Per frodare il Fisco, l’uomo in molti casi utilizzava lo stesso numero di protocollo per più fatture, con il risultato di registrare in contabilità solo la prima. Il pallino per le auto sportive lo aveva anche un imprenditore del settore dell’impiantistica e dell’idraulica della provincia di Pescara che, oltre a 3 immobili, una trentina tra conti correnti e titoli, possedeva anche una rossa Ferrari. Per accumulare tanta ricchezza e tenerla nascosta, lo scaltro artigiano non si limitava a non contabilizzare e a non dichiarare i ricavi relativi alle prestazioni rese, ma arrivava addirittura ad alterare i documenti fiscali emessi: è così che fatture rilasciate ai clienti per 120 mila euro perdevano miracolosamente, quando annotate in contabilità, lo zero finale, certificando introiti per appena 12mila euro.
La passione per i motori si è invece trasformata in professione per due fratelli della provincia di Isernia, operanti rispettivamente nel settore del commercio e della riparazione ed assistenza di autoveicoli. I troppi dubbi sorti nel corso di un controllo sulla regolarità della documentazione contabile hanno spinto i finanzieri a vederci più chiaro. Decisivo è stato il ricorso alle indagini finanziarie da cui è emersa la movimentazione di numerosissimi rapporti bancari, anche intestati ai familiari degli imprenditori, ma nella disponibilità di questi ultimi. Inaspettato l’esito dei controlli, con la scoperta di redditi nascosti, in 3 anni, per 38 milioni di euro. Cifre a sei zero anche per la frode fiscale scoperta a Sondrio. Tutto è partito dal controllo ad un’edicola. Le fiamme gialle hanno rilevato che il medesimo giocattolo era venduto al pubblico sia sotto forma di prodotto editoriale, e come tale non soggetto all’obbligo di emissione di scontrino fiscale, sia come giocattolo vero e proprio per cui l’emissione del documento fiscale è invece obbligatorio. Si è così risaliti alle due aziende nazionali operanti nel settore della produzione e commercio di giocattoli che attraverso il particolare sistema di commercializzazione hanno beneficiato di un regime impositivo più favorevole ed evaso l’Iva per 23 milioni di euro.
Ammonta invece a circa 14 milioni di euro la frode individuata a Brindisi nel corso di un controllo a una società di costruzioni aeronautiche, il cui responsabile è stato arrestato. Tutto ha avuto inizio con la scoperta di indebite percezioni di contributi pubblici destinati alla progettazione e realizzazione di un sistema integrato di “sorveglianza di larghe aree”. Tra i sistemi di frode adottati, l’utilizzo e l’emissione di fatture false, con l’interposizione di due operatori, uno maltese, l’altro statunitense, che applicavano, al prezzo originariamente concordato, percentuali di ricarico elevate, per farne lievitare l’ammontare. Vi è poi il caso di una società della provincia di Trento operante nella fabbricazione di robot distributori di farmaci. Le fatture per 4 milioni di euro, annotate dalla stessa in contabilità e relative a spese di installazione e manutenzione dei distributori, sono risultate false. Erano difatti inesistenti i tre fornitori che, solo sulla carta, prestavano i servizi. Grande la sorpresa dei finanzieri nel constatare che, all’indirizzo dichiarato quale sede delle 3 società, vi era solo un garage. Nel settore dell’abbigliamento, infine, le fiamme gialle di Mantova hanno recentemente scoperto una frode fiscale connessa alla bancarotta di numerose società per 580 milioni di euro. Un ordine di arresto è stato disposto per il principale responsabile, oggi latitante, mentre 18 sono gli indagati e 28 le società coinvolte. Il ricercato è accusato non solo di aver occultato al fisco redditi per 580 milioni di euro ma anche di aver causato dolosamente il fallimento della “galassia societaria” utilizzata per realizzare una frode all’Iva da circa 100 milioni di euro. L’uomo, amministratore della catena di abbigliamento, avvalendosi di ‘teste di legno’ munite di documenti d’identità falsi, ha anche trasferito all’estero la sede di molte società coinvolte nella frode, con il solo fine di sottrarre la contabilità ai controlli.