Roma, 14 apr. (LaPresse) – Non tutta la crisi viene per nuocere. Sei italiani su dieci, il 57%, hanno ridotto infatti lo spreco del cibo per effetto della crisi. E’ quanto emerge dall’indagine sugli italiani e l’alimentazione nel tempo della crisi, realizzata da Coldiretti-Swg. “Tra coloro che hanno ridotto lo spreco il 47% lo ha fatto – sottolinea la Coldiretti – facendo la spesa in modo più oculato, il 31% riducendo le dosi acquistate, il 24% utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18% guardando con più attenzione alla data di scadenza”.
“In Italia a causa degli sprechi dal campo alla tavola viene perso cibo per oltre dieci milioni di tonnellate e la tendenza al risparmio è quindi – sostiene la Coldiretti – uno dei pochi effetti positivi della crisi. La possibilità di ridurre gli sprechi ha peraltro effetti importanti nel budget delle famiglie italiane per le quali la spesa alimentare con il 19% è la principale voce dei consumi dopo l’abitazione”. La spesa media mensile delle famiglie per l’acquisto di prodotti alimentari ammonta a 467 euro, ma evidenzia significative differenze territoriali con valori più elevati nel centro Italia dove è pari a 472 euro, mentre è più bassa al sud dove è si spendono 471 euro e ancora di più al nord con 461 euro mensili a famiglia.
Fare la spesa in modo più oculato per il 61% degli italiani significa confrontare con più attenzione i prezzi nel momento di riempire il carrello della spesa con il 59% che va alla ricerca delle offerte 3 per 2, ma aumentano anche quanti vanno ad acquistare direttamente dal produttore nelle botteghe o nei mercati di campagna amica che garantiscono un miglior rapporto prezzo qualità, ma anche una maggiore freschezza negli acquisti di frutta e verdura che dura anche una settimana in più, non dovendo subire lunghi tempi di trasporto.
“A finire nella spazzatura è circa il 30% del cibo acquistato – spiega la Coldiretti – soprattutto frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati, che viene sempre più spesso salvato dal bidone con il ritorno più frequente in tavola dei piatti del giorno dopo: dalle polpette di carne alle frittate di pasta per riutilizzare gli spaghetti del giorno prima e ancora la pizza rustica per consumare le verdure avanzate, avvolgendole in una croccante sfoglia, ma anche la classica panzanella per recuperare anche il pane e le macedonie di frutta. Un ritorno ad un passato più povero che ha dato però origine a gustose ricette diventate simbolo della cultura enogastronomica del territorio come – conclude la Coldiretti – la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta”.