Taranto, 12 apr. (LaPresse) – Centinaia di metri cubi di acqua sono stati contaminati dal carburante fuoriuscito da una nave, la East Castle battente bandiera panamense, che si trova in corrispondenza del terzo sporgente del porto di Taranto. L’incidente è avvenuto ieri sera ma solo questa mattina è scattato l’allarme. All’inizio si pensava ad una falla nello scafo ma poi la guardia costiera, attraverso delle ispezioni subacquee, ha escluso questa possibilità. La fuoriuscita, ha spiegato la capitaneria di porto, si è verificata durante l’attività di svuotamento in mare delle casse di zavorra contenenti acqua per un errore tecnico. Subito è stata allertata la società designata per l’attività di antinquinamento portuale che è intervenuta con un battello disinquinante e due rimorchiatori. Intorno alla nave sono state posizionate panne assorbenti per un’area totale di circa 500 metri quadrati. Intanto la guardia costiera ha disposto il fermo della motonave nel porto di Taranto oltre alla segnalazione all’autorità giudiziaria. I tecnici dell’Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) hanno effettuato prelievi e campionamenti dell’idrocarburo e oltre metà del prodotto è stato recuperato dai mezzi antinquinamento. La situazione ambientale, quindi, è sotto controllo.
Preoccupate, invece, le associazioni ambientaliste. “Lo sversamento di carburante in mare – spiega il responsabile nazionale mare di Legambiente, Sebastiano Venneri – è uno dei principali problemi ambientali dei nostri mari e l’incidente di oggi a Taranto non è che l’ennesima conferma che sul trasporto marittimo sia di merci che di persone è necessario un controllo costante e puntuale. Solo un’attenta operazione di presidio del territorio mare e di attento controllo e monitoraggio dello stato di salute delle acque può garantire la sicurezza e consentire un intervento tempestivo in caso di sversamento”. “In questo senso – prosegue Venneri – l’Italia rischia molto perché è uno dei paesi del Mediterraneo più esposti a questo pericolo e il servizio di prevenzione e pronto intervento in caso di sversamento garantito dal ministero dell’Ambiente, già per il prossimo anno non ha la copertura sufficiente al proseguimento della sua attività”. L’Enpa, invece, parla di “un gravissimo atto di negligenza e imperizia”. “Lo sversamento in mare di ogni minima quantità di idrocarburi – spiega il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri – può avere un impatto devastante anche a lungo termine su tutto l’ecosistema marino. Auspichiamo quindi la messa in opera di ogni intervento urgente per ridurre gli effetti dello sversamento stesso. Auspichiamo anche che il ministero dell’Ambiente e il ministero dei Trasporti redigano un elenco delle imbarcazioni che possono essere pericolose o perché effettuano trasporti di sostanze a rischio o perché sono delle vere e proprie ‘carrette del mare’. Sembra doveroso ricordare che il mare non può più essere trattato come una pattumiera o considerato alla stregua di una discarica. Siamo enormemente preoccupati perché ormai questi incidenti sono sempre più numerosi mentre non sono altrettanto numerosi gli interventi tesi a prevenirli”.
Al porto, per accertarsi del danno ambientale, è intervenuto anche l’assessore regionale della Puglia all’ambiente Lorenzo Nicastro. “Giunto sul posto ho avuto la possibilità di parlare – ha spiegato l’assessore Nicastro – con il comandante della capitaneria di porto Pietro Ruberto e con i tecnici che stanno lavorando al contenimento del carburante all’interno del terzo sporgente del porto mercantile di Taranto. Ho avuto modo di verificare la tempestività con cui il sistema di intervento è scattato subito dopo la segnalazione dell’incidente; questo ha permesso di scongiurare gravi conseguenze per l’ambiente. Il carburante in mare è stato completamente circoscritto all’interno dei sistemi di contenimento e si sta rapidamente procedendo al recupero. Peraltro – prosegue Nicastro – abbiamo appreso dallo stesso comandante che non vi sono falle e, quindi, nessun rischio di ulteriori perdite. Il tutto parrebbe aver l’origine in un errore tecnico di gestione sul quale sono in fase di svolgimento ulteriori indagini. La situazione è sotto controllo – conclude – grazie all’opera di coloro che all’interno del porto operano per la sicurezza e questa è la cosa più importante. Per assicurarmi di questo ho voluto raggiungere Taranto per rendermi conto personalmente dei rischi e delle conseguenze”.
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