Roma, 31 mar. (LaPresse) – Incidente al Centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale San Filippo Neri di Roma, dove a causa di un guasto all’impianto di azoto liquido che alimenta il servizio di criobiologia per la crioconservazione di materiale biologico, sono stati persi 94 embrioni, 130 ovociti e 5 campioni di liquido seminale. L’incidente è avvenuto il 27 marzo, ma è stato reso noto soltanto oggi dalla direzione generale dell’azienda ospedaliera. Il guasto ha provocato un innalzamento della temperatura, con azzeramento del livello di azoto e lo svuotamento del serbatoio che hanno determinato la perdita del materiale. Dopo aver effettuato i primi accertamenti sull’accaduto, la struttura responsabile del Centro ha avviato le procedure per informare le persone interessate assistite dalla struttura. Il direttore generale, Domenico Alessio, ha inoltre presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e ha contestato quanto accaduto alla ditta responsabile della conduzione e manutenzione dell’impianto di crioconservazione.
In merito all’accaduto il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha chiesto una relazione al Centro nazionale trapianti che il 3 aprile effettuerà un’ispezione all’interno della struttura. Balduzzi ha chiesto anche un rapporto dettagliato al Dipartimento della sanità pubblica e dell’innovazione. Nel corso della mattinata il ministro ha avuto un colloquio sull’accaduto con il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini Che ha disposto l’invio di ispettori con il compito di verificare con esattezza quanto accaduto e di accertare il rispetto di tutte le norme di sicurezza previste dai protocolli di crioconservazione che devono essere applicati in un Centro Pma.
Sul caso è intervenuto anche il Movimento per la vita, tramite il suo presidente, Carlo casini secondo il quale l’incidente ” non sarebbe accaduto o comunque avrebbe avuto conseguenze meno disastrose se la legge 40 non fosse stata parzialmente demolita dalla Corte Costituzionale”. Per Casini la legge 40 “nella sua stesura originale confermata anche dal referendum popolare, infatti, vietava il congelamento degli embrioni e voleva che ogni figlio, sia pure allo stato embrionale e sia pure generato artificialmente in una provetta, venisse subito ricondotto al suo ambiente naturale: il seno materno. L’incidente di oggi prova quanto sia stata ingiusta quella sentenza e dimostra tutta l’urgenza di restituire al più presto ad ogni figlio appena comparso all’esistenza la possibilità di svilupparsi sotto il cuore della madre recuperando anche gli opportuni strumenti giuridici per realizzare questo scopo”.