Roma, 22 mar. (LaPresse) – Il ministero della Difesa rende noto che “a seguito della richiesta della comunità ebraica e dell’Anfim al presidente della Repubblica e al ministro della Difesa, il Gabinetto del ministro ha dato incarico al Commissariato generale Onoranze ai caduti in guerra di promuovere tutte le possibili iniziative per procedere all’identificazione dei 10 martiri inumati alle Fosse Ardeatine, noti ma non identificati, e dei due corpi ignoti”. Dal ministero fanno sapere che “in tale quadro, è stato chiesto l’intervento del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) dei carabinieri di Roma per l’effettuazione dell’esame del dna sui resti dei caduti inumati alle Fosse Ardeatine. Sono state intraprese complesse ed intense attività di ricerca, in Italia e all’estero, per procedere all’individuazione dei congiunti più prossimi dei 10 martiri noti ma non identificati, al fine di ottenere il previsto assenso formale per poter operare il prelievo dei campioni biologici, effettuato a cura del Ris con la collaborazione del dipartimento di Biologia evolutiva dell’Università di Firenze”.
“L’attività – spiega ancora il ministero in un comunicato – si è protratta nel tempo a causa della complessità degli esami su reperti risalenti al 1944 e per assumere ulteriori informazioni di tipo antropometrico, anch’esse utili per l’identificazione. I risultati raggiunti hanno consentito di affermare con ragionevole certezza (superiore al 99%) l’identità dei 2 caduti, Marco Moscati, sacello n. 283, e Salvatore La Rosa, sacello n. 273. Per un terzo Caduto, Michele Partito, gli accertamenti tecnico – scientifici sono risultati più complessi e hanno richiesto ulteriori approfondimenti delle laboriose indagini di biologia molecolare, nucleare e mitocondriale, nonché elaborazioni statistiche che hanno portato ad elevare fino al 92% la probabilità di identificazione del caduto inumato nel sacello n. 155. In sintesi, la complessa attività scientifica svolta ha permesso, con ragionevole certezza, di dare un nome a tre dei caduti”.