Roma, 21 mar. (LaPresse) – Colpo di scena nel delitto di via Poma. Non è un morso la ferita individuata sul capezzolo sinistro di Simonetta Cesaroni, la ragazza uccisa negli uffici dell’Aiag in via Poma con 29 coltellate il 7 agosto del 1990. Queste le conclusioni cui giungono gli esperti nominati dagli esperti della I Corte d’Assise d’Appello davanti alla quale si celebra il processo di secondo grado nei confronti di Raniero Busco, ex fidanzato della Cesaroni condannato in primo grado a 24 anni di reclusione il 26 gennaio scorso. “Le due minime lesioni escoriative seriate poste al quadrante supero-mediale della base d’impianto del capezzolo sinistro – scrivono nella perizia di oltre 260 pagine – non sono in grado di configurare alcun morso, oltretutto mancando l’evidente traccia di opponente, per cui restano di natura incerta”. Le lesioni, per gli esperti “potrebbero essere di tutto”.
Tra le ipotesi, quella che siano essere attribuite “ad una unghiatura parziale per strizzamento tra due dita del capezzolo ove sul posto il contatto avvenne propriamente con il margine ungueale e dall’altra parte ebbe ad agire solo il polpastrello”. Quella del morso per gli esperti è solo “un’ipotesi” che fu formulata dagli esperti nominati negli anni scorsi dalla Procura di Roma. “Su tale semplice ipotesi in seguito – si legge nella perizia – sono state sviluppate una serie di consulenze tecniche odontoiatriche forensi indubbiamente affascinanti e suggestive per la sofisticazione delle ricostruzioni proposte che si spingono ad indicare per l’accusa, una compatibilità con la particolare dentatura dell’imputato Busco, mentre per la difesa ciò non sarebbe possibile pur non negando affatto la verosimiglianza del morso con modalità particolari, senza poterlo tuttavia riferire all’imputato”. Quanto poi alla ricostruzione sulla modalità in cui tali lesioni sarebbero state inferte fatta dai consulenti della procura, secondo gli esperti della Corte d’Assise d’Appello è “inverosimile” in quanto indicherebbe una posizione per l’aggressore “impossibile ad un essere umano”. Nella perizia è poi evidenziato che “le due piccole escoriazioni sono state studiate partendo da una vecchia fotografia, neppure esattamente prospettica ed anche se sono stati utilizzati metodi di correzione informatici, ciò non offre certezze”.
“Non siamo ancora vicini all’assoluzione. Il processo è ancora tutto da discutere. E’ sicuramente positivo il fatto che i periti abbiano supportato, con i loro esame, la tesi difensiva. E va sottolineato, adesso, ancora una volta, che è impossibile attribuire le lesioni sul capezzolo di Simonetta con un presunto morso del mio assistito, Raniero Busco”. Così ha detto l’avvocato di Busco, Paolo Loria, una volta informato dei risultati di quanto accertato dai periti nominati dalla corte d’assise d’appello. Ha parlato con il suo assistito? “Mi ha chiesto se era una cosa buona – ha detto ancora il penalista – Lui sa che il cammino da compiere è ancora lungo”.