Torino, 9 mar. (LaPresse) – Proseguono in procura a Torino le indagini su ex lavoratori della Pirelli di Settimo morti o malati di tumore. Sono decine i casi esaminati nei fascicoli sulla scrivania del sostituto procuratore Sabrina Noce. Finora il tribunale di Torino ha già pronunciato due sentenze, l’ultima lo scorso 19 gennaio con 13 condanne. La Cgil di Torino continua a monitorare la situazione. “La vicenda è nata diversi anni fa – spiega Antonio Nicosia, funzionario presente nello stabilimento di Settimo – quando alcuni lavoratori che erano stati in Pirelli negli anni ’60 e ’70 si erano ammalati di tumore. Le patologie insorsero quando i rapporti con l’azienda erano già cessati. Noi seguiamo con attenzione la vicenda, non solo per volontà di giustizia rispetto alle gravi patologie insorte ma soprattutto per capire se da un punto di vista ambientale la prevenzione delle malattie professionali è oggi sufficiente per garantire la salute delle persone. Le malattie purtroppo insorgono molti anni dopo, hanno un lungo periodo di incubazione. Certo, un elemento favorevole c’è”.
“Da quando c’è stato l’accorpamento dei due stabilimenti a Settimo – continua – e la creazione di un unica fabbrica, c’è stato un miglioramento delle condizioni di lavoro. Ma noi non molliamo l’attenzione”. Nel processo bis aveva fatto notizia il caso della signora Eride Sartori, tra le prime ascoltate. Anotnio Benato, suo marito, 65 anni, morì di tumore dopo 30 anni da operaio alla Pirelli. La malattia comparve nel ’97. All’operaio venne asportato un polmone. Morì nel 2001. Anche i due fratelli della signora, Alfonso e Adriano, sono morti di tumore nel giro di pochi anni.
“Solo quest’anno – spiega la signora Sartori, assistita durante il processo che si è celebrato al tribunale di Torino dallo studio legale D’Amico – dopo dieci anni che è morto mio marito, gli è stata riconosciuta la malattia professionale dall’Inail. Ora percepisco un assegno mensile. La Pirelli adesso non può più negare che la malattia di mio marito fosse dovuta alle sue condizioni di lavoro”. “Ho conosciuto mio marito nel ’62 – racconta – lui era appena entrato in Pirelli a Settimo. Ci siamo sposati nel ’65. Era un uomo sano e robusto. Mi diceva che lavorando alle presse, prendeva e lavorava con le mani gomme molto calde. Era faticoso e pesante, perchè respirava vapori molto intensi. Ha lavorato in Pirelli 33 anni, non ha mai avuto alcuna malattia nè fatto un giorno di mutua. Nel ’94 è andato in pensione, ma dopo 7 anni si è ammalato. Ha iniziato a sentirsi debole e aveva la voce molto roca. Era il mese di maggio del 2001. Il medico gli disse che aveva un cancro al polmone, con metastasi in gola e nei bronchi. E’ morto tre mesi dopo, perchè non c’era più nulla da fare”.
“Al lavoro – continua la signora – usava tute grigio scuro che poi portava a casa. Le ho sempre lavate io, c’erano sempre residui di gomma attaccati. E puzzavano sempre di gomma. Anche lui, pur facendosi la doccia tutti i giorni, aveva addosso un odore di gomma pregnante che lasciava sempre sulle lenzuola”. “Per questo diceva sempre a mio figlio, ‘fai qualunque lavoro ma non in fabbrica’. Questo maledetto cancro viene fuori dopo tanti anni purtroppo, quando ormai non c’è più nulla da fare. Lui voleva godersi la vita dopo la pensione, e invece è mancato”.