Caltanissetta, 8 mar. (LaPresse) – La Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta ha arrestato stamane quattro persone coinvolte nella strage di via D’Amelio in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Si tratta di Salvatore Mario Madonia, reggente del mandamento di Resuttana fino alla fine del 1991, quando fu arrestato. In manette sono finiti anche Vittorio Tutino e Calogero Pulci, il primo come esecutore materiale della strage, il secondo con l’accusa di calunnia aggravata, per aver accusato Gaetano Murana, pur sapendolo innocente, di aver preso parte alla strage. Bloccato anche Salvatore Vitale, l’unico degli indagati per cui è stata disposta la misura degli arresti domiciliari, a causa delle gravi condizioni di salute che lo costringono in una casa di cura, che fornì, secondo gli inquirenti, i supporti logistici e tutte le informazioni indispensabili sulla presenza, le abitudini e le frequentazioni da parte di Borsellino dell’abitazione della sorella Rita. Madonia e Tutino, si trovavano già in carcere, dove hanno ricevuto l’ordinanza.
La nuova indagine ha preso il via dalle dichiarazioni rese, a partire dal giugno del 2008, dal pentito Gaspare Spatuzza. Il collaboratore di giustizia ha fornito una versione dei fatti incompatibile con quelle rese da Salvatore Candura, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino durante il processo per la strage di via D’Amelio. Spatuzza ha raccontato di aver rubato, su incarico di Giuseppe Graviano e insieme a Vittorio Tutino, la 126 e le targhe false da apporre sull’auto, quella che esplose in via D’Amelio il 19 luglio 1992. Spatuzza ha inoltre detto di essersi procurato le due batterie e l’antenna necessarie per alimentare e collegare i dispositivi utilizzati per far brillare l’esplosivo e di essersi occupato anche dello spostamento della 126, il giorno prima della strage, in un garage in via Villasevaglios a Palermo, dove l’autovettura venne consegnata a Vincenzo Tinnirello, Francesco Tagliavua e ad una persona non ancora identificata, per collocare all’interno l’ordigno esplosivo. Le dichiarazioni di Spatuzza sono state confermate dal pentito Fabio Tranchina che ha fatto luce sul ruolo rivestito da Giuseppe Graviano, che materialmente avrebbe azionato il telecomando che ha attivato l’esplosione.
Spatuzza ha messo in discussione molte delle verità acquisite sulla strage di via D’Amelio, per cui è stato necessario avviare indagini finalizzate a ricostruire i fatti. E’ stata dunque riesaminata tutta la documentazione riguardante le precedenti acquisizioni investigative e processuali, sono stati svolti nuovi interrogatori nei confronti degli indagati e dei collaboratori di giustizia e decine di sopralluoghi videoregistrati.
Emettendo i quattro nuovi ordini d’arresto il Gip di Caltanissetta ha riconosciuto, su richiesta della Dda, la circostanza aggravante di strage per fini terroristici. E’ la prima volta che questo reato viene ipotizzato per le stragi del 1992 in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
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