Fiumicino (Roma), 10 gen. (LaPresse) – “E’ finito un incubo: ancora una volta hanno vinto l’amore sull’odio, la vita sulla morte. E’ stato terribile, ci sono stati vari momenti bruttissimi ma ne siamo usciti fuori: ringrazio di cuore tutti gli italiani che ci hanno aiutato. Un grande ringraziamento al governo, al ministero degli Esteri, alla nave Grecale, a tutti”. Sono state queste le prime parole, del comandante, barba lunga, occhi lucidi e smagrito, della nave Savina Caylyn, Giuseppe Lubrano Lavadera, appena sbarcato all’aeroporto di Fiumicino insieme all’equipaggio della petroliera sequestrata dai pirati lo scorso febbraio e liberato pochi giorni prima di Natale. Lavadera è arrivato al terminal Tre dello scalo romano di Fiumicino con Crescenzo Guardascione, terzo ufficiale di coperta, entrambi di Procida, Gian Maria Cesaro, allievo di coperta, Antonio Verrecchia, direttore di macchina, ed Eugenio Bon, primo ufficiale di coperta.
“Abbiamo avuto paura di morire ogni giorno – ha raccontato – i pirati dopo i primi mesi ci hanno fatto molta pressione anche perché spingevano ad intervenire il governo italiano e non quello indiano. Eravamo – ha continuato – in una situazione difficile. Si trattava di un gruppo crudele. La notte eravamo angosciati, abbiamo avuto tanta paura”.
Al loro arrivo i marinai sono stati accolti da urla di gioia, lacrime, abbracci, canti e fischietti. Allo scalo romano ci sono state scene di grande commozione: i familiari più stretti hanno li hanno abbracciati nella sala transiti, mentre l’incontro con amici e parenti è avvenuto all’esterno dello scalo. Un cartellone li ha accolti, c’era scritto: ‘Bentornati lupi di mare’.
“I primi mesi dopo l’assalto – ha spiegato il comandante con gli occhi lucidi – sono stati abbastanza tranquilli ma gli ultimi sono stati terribili anche a causa della mancanza di carburante. Il mio obiettivo – ha concluso mentre cercava di arrivare all’uscita circondato di amici e parenti in lacrime – era quello di riportare tutti a casa e ci sono riuscito”.