Reggio Calabria, 15 dic. (LaPresse) – Allevamenti di polli finanziati con fondi europei e regionali, ma mai realizzati. Quattro ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, 23 persone denunciate e il sequestro di beni per un valore di oltre 8,5 milioni di euro. E’ il bilancio dell’operazione della polizia tributaria della guardia di finanza di Reggio Calabria sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi. L’accusa è di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso e frode fiscale, perpetrati attraverso un articolato sistema di frode che ha portato all’indebita percezione di fondi comunitari e regionali per 8,5 milioni di euro destinati a finanziare l’intera filiera riguardante l’allevamento e la vendita di polli da carne, in realtà mai realizzata.
Nell’operazione, denominata ‘Ghost chicken’, in cui è stata scoperta la frode comunitaria sono stati tratti in arresto dalla guardia di finanza Alessandro Mallamace, 49 anni, rappresentante legale della cooperativa Aulinas e della Avicola sud srl, entrambe con sede in San Ferdinando, Francesco Suraci, 43 anni, titolare della omonima ditta individuale con sede a Vibo Valentia (Reggio Calabria), ed i fratelli Carriago Antonino e Paolo, 35 e 31 anni, titolari delle omonime ditte individuali aventi sede a Reggio Calabria, tutte operanti nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame. Per tutti l’accusa è di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso e frode fiscale, perpetrati attraverso un articolato e complesso sistema di frode promosso da Mallamace e da Surace, ed attuato grazie al concorso dei fratelli Carriago e di altre 23 persone.
Il sistema di frode è stato messo in atto in più fasi. Prima è stato costituito il partenariato ‘Pollo da Carne’, un organo collegiale, costituito dalle imprese coinvolte nell’illecita attività, che ha presentato l’istanza di ammissione ai contributi pubblici, con un programma formale, presentato alla Regione Calabria per ottenere i contributi comunitari, ma rimasto senza realizzazione concreta. Il progetto di finanziamento Por Calabria 2000-2006 -Parte Feoga- prevedeva, tra l’altro, la corresponsione di contributi nella misura del 45% delle spese sostenute, a favore degli imprenditori operanti nel settore dell’agricoltura o dell’allevamento di animali, che avessero realizzato investimenti strutturali volti a rendere più competitivi i loro prodotti, da comprovare con idonea documentazione. Le indagini bancarie e contabili e i controlli hanno consentito di appurare la falsità della documentazione di spesa presentata alla Regione Calabria, da parte degli allevatori del partenariato, ammessi ai benefici comunitari.
In particolare si sono rivelate false le fatture di acquisto di beni e servizi, prevalentemente aventi ad oggetto prestazioni di natura edile, forniture ed installazioni di impianti, in realtà non avvenute o eseguite solo in parte; analogamente false sono risultate le quietanze liberatorie rilasciate da vari fornitori di avvenuto pagamento di cessioni di beni e prestazioni di servizi, come dimostrato grazie alle indagini bancarie che hanno messo in luce l’assenza di effettivi movimenti finanziari attestanti gli asseriti pagamenti. Infine, i sopralluoghi presso le varie imprese hanno evidenziato la falsità della certificazione di avvenuta realizzazione delle opere, rilasciate da tecnici e direttori dei lavori compiacenti.
Attraverso tali artifici e raggiri i soggetti tratti in arresto, altri 10 imprenditori individuali e due società, hanno indebitamente ottenuto contributi tratti dai fondi Por Calabria 2000-2006 per oltre 8,5 milioni di euro, in virtù dell’ausilio determinante di altri 13 soggetti che, nella qualità di imprenditori o professionisti (agronomi, direttori dei lavori) hanno consentito la realizzazione del disegno criminoso, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti o mediante il rilascio di falsi certificati di avvenuta esecuzione delle opere oggetto degli investimenti.