Milano, 19 nov. (LaPresse) – Il gup Roberto Arnaldi ha emesso 110 condanne fino a 16 anni di reclusione con rito abbreviato nell’ambito del maxi processo alla ‘Ndrangheta in Lombardia. Solo 5 dei 119 imputati a vario titolo per associazione mafiosa e reati satellite sono stati assolti e uno solo è stato scarcerato. Quattro i non luogo a procedere: tre imputati non sono stati giiudicati perchè già condannati in un altro processo che riguardava i medesimi episodi e un imputato è morto nel corso del processo, iniziato nell’estate del 2010. Dopo un’attesa lunga quasi due giorni il gup di Milano Roberto Arnaldi ha emesso il sua sentenza confermando l’impianto accusatorio che descriveva l’esistenza di una ‘cupola’ della ‘Ndrangheta in Lombardia. Sono 110 sono le condanne inflitte agli imputati con pene che vanno da 16 anni ad 1 anno e 4 mesi di reclusione. Cinque degli imputati ‘minori’ sono stati assolti, per altri 4 è stato decretato il non luogo a procedere: per 3 di loro perchè già giudicati per i medesimi fatti in altro procedimento (ne bis in idem, ndr.), mentre per un quarto il reato si è estinto per morte del reo. Quanto alle parti civili il gup ha rinviato le quantificazioni “in altra sede civile”.
La lettura del dispositivo della sentenza di condanna è stata accolta da fragorosi applausi e insulti rivolti a magistrati e avvocati da parte degli imputati, seduti nelle gabbie nell’aula bunker di via Ucelli di Nemi. Già ieri gli imputati, arrivati a Milano dalle carceri di tutta Italia, avevano contestato l’annuncio del giudice di rinviare la lettura della sentenza a oggi. Pasquale Zappia, il ‘capo dei capi’ della ‘ndrangheta in Lombardia, si è sentito male dopo la lettura della sentenza. Zappia è stato portato via in ambulanza dall’aula bunker di via Ucelli di Nemi.