Torino, occupato liceo Alfieri: notte in sacco a pelo per gli studenti

Torino, 16 nov. (LaPresse) – Nel giorno in cui un torinese, Francesco Profumo, viene nominato titolare del ministero dell’Istruzione, ricerca e università, in qualità di tecnico e senza esperienze politiche alle spalle, nel capoluogo piemontese l’occupazione di una scuola diventa “solidale e con l’obiettivo di proporre, non di protestare”. Il liceo Alfieri, alla vigilia della Giornata internazionale per il diritto allo studio e delle manifestazioni che domani si svolgeranno nelle piazze di tutta Italia, è stato occupato nel pomeriggio di oggi da un centinaio di studenti, che al nuovo governo Monti vogliono dire “che noi ci siamo e vigileremo”.

A tenere le fila sono Roberta Cavuoti, 19 anni, Giulia Minelli, 18, Marcello Iodice, 18, ed Enrico Fea, 16, i rappresentanti d’istituto, che spiegano così il senso dell’occupazione: “Non siamo contro i professori o contro il preside, perché siamo qui anche per loro. La situazione della scuola italiana è triste per tutti, per noi studenti, ma anche per i docenti”. Sul piatto ci sono gli stessi temi che da mesi agitano il mondo dell’istruzione, dai tagli alla ricerca, al finanziamento delle scuole private “che si spartiscono gli stessi fondi delle scuole pubbliche – spiegano i rappresentanti d’istituto – ma sono numericamente inferiori e in più guadagnano anche delle rette”. L’orizzonte, però, si allarga e tra le cose che i ragazzi chiedono di non toccare c’è anche la sanità “che insieme all’istruzione è la cosa più importante”.

Nella scuola che ha diplomato personalità del calibro di Domenico Siniscalco, Piero Angela e Alessandro Baricco e ha visto dietro alla cattedra una giovane Fernanda Pivano, l’occupazione si evolve e tra le regole non scritte ha quella di “non bloccare le lezioni, perché – raccontano i ragazzi dell’Alfieri – non ha senso protestare per il diritto allo studio e poi rinunciare, anche soltanto per un giorno, proprio ai libri”. Accanto ai sacchi a pelo, al tavolo allestito con una cena improvvisata, ai pacchetti di sigarette vuoti e alle corse su e giù per le scale si discute. Del nuovo governo, troppo presto per essere giudicato “perché prima vogliamo vedere i provvedimenti” anche se “apprezziamo molto il fatto che siano tutti tecnici dalla grande professionalità”, di economia, di titoli di stato e anche di spread “perché vogliamo sapere cosa sta succedendo”. A guidare i ragazzi in un pomeriggio di confronto il ricercatore Alessandro Ferretti e giovani studenti universitari impegnati in progetti legati all’edilizia scolastica e al diritto allo studio.

“Ci siamo confrontati con le altre scuole – spiega Enrico Fea – perché non vogliamo essere un istituto chiuso, ma aperto al dialogo. Altri hanno scelto di occupare la prossima settimana o lo hanno già fatto, noi invece abbiamo voluto farlo alla vigilia della manifestazione per spiegare ai nostri compagni le ragioni della protesta, punto per punto”. Ad osservarli, da lontano e in silenzio, due professori. Non parlano, ma seguono con lo sguardo i ragazzi che hanno scelto di essere lì anche per loro. “Ci dicono che noi siamo il futuro – raccontano i rappresentanti di istituto, prima di srotolare lo striscione che annuncia l’occupazione – ma sappiamo che lo fanno per una ragione di comodo. Oggi vogliamo dire che il futuro noi lo siamo sempre”.