Lettera Gheddafi, parla l’amico del raìs

Roma, 25 ott. (LaPresse) – “Ho consegnato la lettera di Gheddafi a un consigliere diplomatico di Berlusconi di cui non ricordo il nome tra il 10 e l’11 agosto. Ero appena tornato da Tripoli. Da allora, però, sono passati i giorni e non più avuto risposta”. A raccontarlo è Alessandro Londero, amico della famiglia Gheddafi e titolare dell’agenzia Hostessweb, quella che procurò le giovani per gli incontri del raìs a Roma, riferendosi alla missiva segreta pubblicata ieri dal settimanale francese ‘Paris Match’.

Londero ha consegnato la lettera a Fabio Sokolowicz, consigliere per Mediterraneo e Medio Oriente, Iran, Golfo Persico e Turchia. Tra il 29 luglio e il 7 agosto il titolare di Hostessweb era a Tripoli e ha ricevuto da un familiare del colonnello una missiva nella quale Gheddafi si rivolgeva al suo “amico” Berlusconi, chiedendogli di intercedere con la Nato per fermare i bombardamenti. Raggiunto telefonicamente, Londero ricostruisce a LaPresse le fasi cruciali della sua ultima visita in Libia, avvenuta poco prima dell’attacco decisivo a Tripoli.

“Siamo partiti da Roma il 29 luglio – racconta – eravamo in otto e siamo arrivati a Tripoli passando dalla Tunisia. Siamo stati chiamati dal gruppo di giovani libici con i quali eravamo in contatto per i viaggi culturali voluti dal regime nell’ambito del trattato di amicizia Italia-Libia. Tutti ragazzi che studiano all’accademia islamica, ma anche alcuni cristiani e degli amici dei figli di Gheddafi. Mi hanno contattato perché volevano che riportassi notizie su quello che stava succedendo in un’ottica diversa, per dimostrare che le cose non stavano come veniva raccontato in occidente”.

Per questo il titolare dell’agenzia romana decise di partire con la moglie e altri amici. Non era la prima volta che andava in Libia, in passato è stato ospite di Gheddafi in diverse occasioni e ha avuto rapporti stretti con la sua tribù. Ma in quei giorni di combattimenti non l’ha potuto incontrare di persona. “Quando sono arrivato ho potuto subito constatare che c’era una forte massa di persone che chiedeva lo stop dell’aggressione della Nato – aggiunge Londero – gran parte della popolazione della Cirenaica era favorevole al vecchio regime. Quindi ho raccolto filmati e foto per testimoniare quello che stava succedendo. Dal confronto con questi ragazzi vicini alla famiglia di Gheddafi è nata la necessità di una lettera che diventasse pubblica da recapitare al governo italiano. Ci sono state varie versioni e parecchie difficoltà per riportare correttamente il pensiero di Gheddafi”.

Londero racconta di almeno tre versioni diverse perché doveva servire a dimostrare “nuove possibilità di dialogo” e bisognava attutire “il senso di sfida che usciva fuori dalla traduzione”. Per questo quella che poi è arrivata in Italia riportava appunti scritti a mano dallo stesso ex raìs. “Una sera siamo stati ospiti di un familiare di Gheddafi ed è stata scritta un’ultima versione da far protocollare da Gheddafi. La versione definitiva doveva arrivarci il giorno dopo ma non abbiamo avuto nessun tipo di risposta. La situazione stava precipitando, ho aspettato ancora due giorni. Gheddafi, però, non era più a Tripoli. Mi assicuravano che sarebbe arrivata a ore ma io sono dovuto partire senza la versione definitiva”. Nonostante non avesse più avuto risposte dai libici Londero ha consegnato comunque la lettera al consigliere diplomatico di Berlusconi.

“L’incontro a palazzo Chigi – aggiunge l’imprenditore italiano – è durato circa un’ora. Mi sembrava non sapesse nulla di quanto gli stavo raccontando. Mi ha detto che mi avrebbe fatto sapere a breve cosa rispondere. Posso immaginare che Berlusconi abbia riflettutto se considerare o no quella lettera, che comunque pensavo potesse essere tardiva. E invece non ho avuto risposta”.

“C’era da parte di Gheddafi – conclude Londero – una forte disponibilità a trattare e a incrementare il dialogo. Le persone a lui vicine volevano che andasse in Libia qualcuno di spicco del governo italiano per vedere effettivamente cosa stava succedendo. Io ho provato a cercare qualcuno di rilievo che fosse disponibile ma non è stato così. C’è stato un muro”.