Caso Rea, Parolisi resta in carcere, riesame dice no a scarcerazione

L’Aquila, 23 ago. (LaPresse) – Salvatore Parolisi resta in carcere nel penitenziario di Castrogno (Teramo). E’ quanto disposto dal tribunale del riesame dell’Aquila, che non ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dai suoi avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile. Il caporalmaggiore Parolisi era stato arrestato il 19 luglio scorso in quanto ritenuto l’assassino della moglie, Melania Rea, scomparsa il 18 aprile e trovata morta, uccisa con oltre 30 coltellate, due giorni dopo, in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano. Per la magistratura si conferma il quadro degli indizi, nonostante le argomentazioni presentate dalla difesa.

“Prendiamo atto dell’ordinanza del tribunale del riesame dell’Aquila, ma ricorreremo in Cassazione contro questa disposizione, appena avremo approfondito al lettura delle motivazioni”. Così commenta la decisione dei magistrati di lasciare Parolisi in carcere Valter Biscotti, uno dei due difensori del caporalmaggiore accusato dell’omicidio volontario pluriaggravato della moglie Melania Rea. “Gli argomenti del riesame – ha detto Biscotti – ci appaiono fragili. Torna il movente passionale, che quindi balla e ora pare sconfessare quello del segreto inconfessabile. I giudici hanno sorvolato su alcune argomentazioni presentate dalla difesa. Altre, invece, non state prese in considerazione, come quella del contenuto gastrico del corpo di Melania”. Elemento quest’ultimo decisivo per risalire all’ora e al giorno del delitto. “I giudici non hanno fornito argomenti di chiarezza e hanno liquidato la questione in poche righe. Ci attendevamo motivazioni più rigorose”. Sull’impostazione futura della linea difensiva la parola d’ordine per il difensore di Parolisi è “non mollare”.

Ai legali del caporalmaggiore risponde Mauro Gionni, difensore della famiglia Rea: “Doveva essere il giorno della libertà e della verità non è stato nè il giorno della libertà, perché Parolisi resta in carcere, nè quello della verità perché ha continuato a ripetere le sue bugie. L’ordinanza del riesame dell’Aquila – aggiunge Gionni – con il suo contenuto pesa come un macigno assai più pesante delle altre due ordinanze arrivate dai giudici di Ascoli Piceno e Teramo, in quanto anche un tribunale terzo ha confermato l’impianto accusatorio”.