Bunker del boss Francesco Pesce in un deposito giudiziario

Torino, 9 ago. (LaPresse) – Il boss Francesco Pesce, reggente della cosca di Rosarno e figlio di Antonio detto ‘Testuni’, è stato arrestato in serata. Il fermo di Pesce, inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi, è stato effettuato dai carabinieri del comando provinciale e del Ros di Reggio Calabria e dello squadrone eliportato cacciatori di Vibo Valentia che hanno fatto irruzione all’interno di un capannone a Rosarno dove si nascondeva il latitante.

Francesco Pesce, classe 1979, era ricercato da oltre un anno nell’ambito dell’operazione della Dda di Reggio Calabria “All inside” nata per debellare la ‘ndrina di Rosarno.

Pesce è stato sorpreso in un bunker interrato, collocato all’interno del cortile dell’azienda ‘Demol Sud’ di Rosarno. Il bunker era delle dimensioni di circa 40 mq composto da tre locali (cucina, bagno e camera da letto) al quale si accedeva mediante botola azionabile da un meccanismo attivato da un telecomando, con impianto di video sorveglianza attivo e aria condizionata, collegamento ad internet e televisione con parabola.

Insieme a Francesco Pesce è stato arrestato anche il rosarnese Antonio Pronestì del 1967 per favoreggiamento personale con l’aggravante mafiosa. E’ infatti lui il titolare della ditta ‘Demol sud’ dove era stato realizzato il bunker in cui si nascondeva Pesce. L’azienda è attiva nel settore delle autodemolizioni ed è munita di autorizzazione prefettizia per l’attività di deposito giudiziario.

Francesco Pesce, il boss catturato ieri a Rosarno al momento della cattura non aveva proferito parola ai carabinieri che lo avevano preso. Dopo la nottata trascorsa nelle camere di sicurezza del Comando Provinciale prima di essere tradotto in carcere, ha detto ai militari le seguenti parole: “Sono diventato un personaggio”.