Incendio Tiburtina, la procura di Roma apre un’inchiesta

Roma, 25 lug. (LaPresse) – La procura di Roma indaga sul rogo scoppiato ieri all’alba alla stazione Tiburtina. Il fascicolo sarà aperto questa mattina quando arriverà a piazzale Clodio una prima informativa dei vigili del fuoco sull’accaduto. Al momento, secondo quanto si è appreso, non è ancora possibile stabilire la causa dell’incendio. Il magistrato di turno, Barbara Sargenti, è stata comunque informata dai responsabili dei pompieri e sta seguendo l’evoluzione della vicenda.

E’ già partito il piano straordinario per la mobilità. Il treno Fara Sabina-Fiumicino, che entra dentro la città, consentirà a tutte le persone dislocate su Tiburtina di poter scendere alla stazione Tuscolana per la metro A e alla stazione Ostiense per la metro B.

Sono intanto riprese regolarmente le corse della linea B a Roma, interrotte ieri in seguito al rogo scoppiato nella stazione Tiburtina. Dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco, la tratta metropolitana ha ripreso a funzionare anche se non ferma nella stazione Tiburtina.

La tratta della FR2 di Tivoli farà capolinea o a Termini o alla stazione Palmiro Togliatti, dove è stato incrementato il servizio di linea. In tutti questi luoghi saranno presenti hostess e personale dell’Agenzia della mobilità per dare indicazioni ai cittadini. I treni inter-regionali non proseguiranno oltre Orte. Da qui si potranno utilizzare i treni Fr1. Saranno attivati da Atac e dalla Protezione civile quattro punti di informazione e assistenza agli utenti: Palmiro Togliatti, stazione Tuscolana, stazione Ostiense e Termini.

Per ora non sono chiare le cause del rogo. Forse un corto circuito nella sala che controlla la circolazione dei treni, piena di cavi elettrici. Ma Rfi, Rete Ferroviaria Italiana, che ha istituito una commissione d’inchiesta, tra le possibili cause non esclude la manomissione o asportazione “di cavi o di collegamenti in rame o alluminio che provocano anomali funzionamenti degli impianti, anche in tempi differiti rispetto al momento del danneggiamento”. Un’ipotesi che potrebbe far pensare a una pratica molto diffusa a Roma e che ha già creato problemi, in passato, alla circolazione dei treni: quella dei furti di rame fatti prevalentemente da nomadi.

Le altre due piste di Rfi sono “fulminazioni dirette di cavi elettrici per scariche atmosferiche” e “contatti diretti su apparecchiature e/o parti di impianto di segnalamento a bassa tensione”. La procura attende anche la relazione dei vigili del fuoco che ieri hanno impiegato quasi 15 ore per domare la fiamme. Spento l’incendio, restano alcuni interrogativi da chiarire. Nessuna esplosione è stata avvertita dalla decina di tecnici che erano di turno quando si sono sviluppate le fiamme. Sono stati loro che hanno poi allertato i vigili del fuoco alla vista del fumo che fuoriusciva dalle cabine elettriche. Quando è scoppiato l’incendio non sarebbe scattato alcun allarme automatico.

Quel che è certo, che, per ora, gli investigatori, non hanno in mano elementi che possano far pensare ad un’origine dolosa del rogo, pur non escludendo nessuna pista. L’esito delle indagini è atteso con molta apprensione, visto che la stazione di Roma Tiburtina è destinata a diventare il principale scalo romano e snodo dell’alta velocità. Per questo il sospetto di un ruolo del movimento ‘No Tav’ nel rogo ha subito fatto il giro del web e delle tv. Ma le reazioni degli attivisti si sono subito fatte sentire. Su Twitter e su Facebook sono cominciati a circolare anche i post di replica. ‘Vergogna’ è una delle espressioni più adoperate e alcuni osservano che si tratta di un evidente tentativo di “criminalizzare il movimento”.