Fra chi ha saltato la fila garantendosi in anteprima l’immunizzazione con Pfizer ci sono parenti e amici di medici e infermieri, anche giovanissimi, diciottenni e ventenni senza alcuna patologia: per loro, le dosi venivano accuratamente messe da parte, avvisati il giorno precedente a quello in cui, di buonora, si presentavano nel centro di via Pira a Oristano per ricevere la somministrazione.
Ci sono poi quelli che alla vaccinazione avevano diritto, ma con AstraZeneca: forze dell’ordine, anche figure apicali, e dirigenti pubblici che dopo aver firmato il consenso per il vaccino anglo-svedese, riuscivano a farsi somministrare Pfizer. Su tutto, medici e infermieri compiacenti: è questa la ricostruzione del procuratore della Repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso, titolare dell’inchiesta che vede indagati 11 medici e 4 infermieri per peculato e abuso d’ufficio. Su un altro medico del centro si stanno facendo accertamenti, ma nel frattempo le indagini si stanno allargando e coinvolgono già altri 7 poli vaccinali: due a Oristano e gli altri in provincia a Bosa, Ghilarza, Ales più due centri nel nuorese, a Macomer e Sorgono. Sotto la lente dei carabinieri del Nas c’è anche Cagliari, come ha confermato il maggiore Nadia Gioviale, comandante del nucleo antisofisticazioni del capoluogo.
I dettagli dell’inchiesta sono illustrati in una conferenza stampa nella sede del comando Legione carabinieri Sardegna. Una cinquantina i beneficiari delle vaccinazioni non dovute nel solo centro di via Pira a Oristano, da dove tutto è partito ma, ha precisato il procuratore Basso, “l’indagine è appena iniziata. Mi auguro di trovare tutto in regola, ma ho paura di essere smentito”. Filo conduttore, il comune oggetto del desiderio: il vaccino Pfizer. Perché, è stato spiegato, persino chi era regolarmente in lista per le somministrazioni è riuscito a sottrarsi ad AstraZeneca e ottenere Pfizer.
Al vaglio della Procura c’è anche la posizione di chi le dosi le ha ricevute, per verificare quanta consapevolezza avessero di sottrarre il vaccino ad anziani e malati a cui quella dose avrebbe potuto salvare la vita. La procura esclude poi categoricamente che possa trattarsi di dosi avanzate che sarebbero andate buttate: “Non può essere, perché erano somministrate tutte di prima mattina e non a fine giornata. E poi, per le dosi avanzate, ci sono liste d’attesa a cui far riferimento, non è certo previsto che si chiamino parenti e amici”, ha precisato Basso, confermando che all’inchiesta oltre che nuovi indagati si potranno aggiungere ulteriori ipotesi di reato.
Le indagini, dunque, proseguono e sono destinate ad allargarsi a tutta la Sardegna: “Abbiamo sequestrato molta documentazione, fondamentale, e stiamo scandagliando tutti gli aspetti della vicenda. Ci muoviamo a 360 gradi”, ha confermato il maggiore Gioviale.
Anche chi non aveva ruoli sociali o istituzionali da far valere, e chi non poteva contare su parenti medici o infermieri, ha trovato il modo di aggirare l’ostacolo: iscriversi alle liste dei volontari per rientrare nelle categorie prioritarie. “Negli ultimi mesi c’è stata una vera e propria corsa a iscriversi – ha spiegato Basso – ma la stragrande maggioranza di quei volontari non si è mai vista all’opera”. Tantissimi sulla carta, pochissimi sulle ambulanze.