La campagna vaccinale anti-Covid procede ma non decolla. Cresce il numero delle dosi somministrate a over 80 e under 55, partono le prenotazioni per insegnanti e operatori scolastici e presto AstraZeneca arriverà anche alle persone tra i 55 e i 64 anni. Ma l’obiettivo di arrivare, in primavera, a mezzo milione di somministrazioni al giorno, è ancora lontano. E mentre si studia come potenziare la macchina, il doppio binario della campagna è stretto tra due grandi incognite che sono il fattore ‘varianti’ e il rischio di nuovi tagli alle consegne.
I due nodi sono tra loro legati: da una parte le immunizzazioni procedono a rilento per carenza di dosi, dall’altra il pericolo varianti impone una corsa contro il tempo per raggiungere la tanto agognata immunità di gregge prima che si sviluppino resistenze ai sieri. Solo in Veneto, sono già state identificate 17 mutazioni di Covid-19, quattro delle quali definite preoccupanti dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Anche per questo il ministero della Salute ha affidato all’Iss un nuovo dossier, da realizzare nei prossimi dieci giorni, per analizzare la diffusione in Italia delle tre principali varianti Covid, ‘inglese’, ‘brasiliana, e ‘sudafricana’. Sono specialmente le ultime due a preoccupare perché, secondo gli esperti, rischiano di incidere sull’efficacia dei vaccini.
Intanto, nonostante l’allarme Ue che a più riprese ha chiesto di evitare qualunque tentativo di acquisto al di fuori dei canali ufficiali, alcune Regioni, Veneto in testa, chiedono di poter procedere in autonomia al rifornimento vaccini. Il presidente Luca Zaia ribadisce di aver ricevuto diverse offerte per l’acquisto di forniture Pfizer e AstraZeneca sulle quali però sottolinea: “Siamo ancora in fase preliminare, non essendo ancora stati autorizzati ad avviare la trattativa vera e propria”.