Domenica alle 20.45 lo scontro diretto con l'Inter (+1). Luis Alberto pensa in grande: "A questo punto non possiamo parlare solo di Champions"
Il volo dell'aquila biancoceleste continua a suon di record e non ha alcuna intenzione di fermarsi. Anche se il prossimo esame mette di fronte un'altra aspirante dominatrice dei cieli di Serie A: l'Inter fresca di impresa nel derby e aggancio in vetta alla Juve. Inutile sottolineare come l'incrocio di domenica sera allo stadio Olimpico rappresenti la partita più importante della stagione dei capitolini. Lo snodo che potrebbe portare nuova linfa a un sogno che, partita dopo partita, i tifosi sono convinti di poter tramutare in splendida realtà. Anche se, con prudenza da veterano, Inzaghi preferisce dribblare la parolina magica. Limitandosi a dire che la sua Lazio sta "cercando di rimanere lì a lottare con le grandi corazzate".
A frenare è anche il presidente Claudio Lotito, che si proietta alla sfida contro i nerazzurri di domenica: "Se l'Inter deve avere più paura della Lazio o la Lazio dell'Inter? Qui non si tratta di avere paura. Si tratta di come scendono le squadre in campo. Mi auguro che la Lazio scenda con la determinazione, lo spirito di unità, sacrificio, la voglia di portare a casa il risultato e la ferocia agonistica che finora l'ha contraddistinta e le ha consentito di ottenere determinati risultati". E lo stesso Lotito non crede alla crisi Juve: "E' una squadra molto forte, con un organico di altissimo livello, quindi il campionato sarà aperto fino alla fine". Tra i giocatori della Lazio c'è comunque grande consapevolezza. E Luis Alberto, uno dei trascinatori della strepitosa cavalcata laziale e tra i migliori nel successo di Parma, invita a osare: "A questo punto non possiamo parlare solo di Champions. Siamo lì e proveremo a lottare fino alla fine con la Juve, che resta la favorita".
Si vedrà a fine stagione l'esito di una lotta scudetto che – fatto piacevolmente inedito per la Serie A degli ultimi anni – si fa sempre più accesa e pare abbia tutta l'intenzione di risolversi solo all'ultimo, ricalcando la volata a tre della stagione 1997-98. La certezza attuale sono i record che i biancocelesti – che hanno già spedito in bacheca la Supercoppa – stanno collezionando con facilità disarmante. Tra i recenti, si ricordano i 18 risultati utili consecutivi toccati con la vittoria del Tardini, striscia mai toccata nella storia del club – nemmeno dallo squadrone di Sven Goran Eriksson – e la classifica attuale, che vede Immobile e soci a -1 dal duo Inter-Juve: la migliore ottenuta dai biancocelesti nel girone di ritorno nell'era del dopo-tricolore. E il campionato è ancora lungo: chissà quali altri traguardi può ancora toccare l'orchestra di Inzaghi. Un'orchestra che gioca bene, che si trova a memoria e anche quando il re dei bomber Ciro Immobile – ancora in vetta nella classifica della Scarpa d'Oro davanti a Lewandowski e Ronaldo – riesce ad emergere anche nelle giornate più insidiose. Come quella, appunto, di Parma, espugnato dai biancocelesti in emergenza, tra parecchie difficoltà, grazie alla zampata di Caicedo, ormai vero talismano della squadra: quando l'ecuadoriano va a segno, si vince.
Una vittoria sofferta e dunque dal valore doppio, la classica prova di forza da big. Insomma, da squadra che punta allo scudetto, checchè ne dica Inzaghi. Ma per raggiungere la laurea servono, si sa, molti esami: e quello di domenica sera rischia di essere quello della maturità. Intanto, dopo la gara di Parma, il tecnico biancoceleste ha concesso una giornata di riposo per tirare il fiato prima di dare il via alla missione Inter. Gara che potrebbe rivedere in azione Correa dal primo minuto, al fianco di Immobile. Inzaghi inoltre ritrova Radu e Milinkovic-Savic, al rientro dalla squalifica. Al momento sono in dubbio Lulic, alle prese con un problema alla caviglia e Bastos.
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