Rieletto presidente, lo sloveno plaude alla linea dura del presidente Figc Gabriele Gravina

Andare avanti senza dare retta alle polemiche e, se possibile, spingersi ancora oltre. Rieletto presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, plaude alla linea dura del presidente Figc, Gabriele Gravina, contro i cori razzisti negli stadi. La riduzione da tre a due richiami dello speaker prima di sospendere una gara, qualora si verificassero episodi di discriminazione razziale, piace ai vertici del pallone. "Caro Gabriele, mi congratulo con te per i provvedimenti presi in merito alla lotta contro il razzismo. Hai il nostro sostegno incondizionato, non ascoltare le critiche di alcuni", dice senza giri di parole.

Il dirigente sloveno, poi, si scaglia contro alcune posizione espresse dal mondo della politica: "Sono molto preoccupato per gli episodi di razzismo che sono accaduti negli stadi tanto in Inghilterra quanto in Italia e sono preoccupato per alcune dichiarazioni di politici che rendono la situazione ancora peggiore". Ceferin non fa nomi, ma è chiaro come le sue parole siano riferite in primis ai dubbi espressi in merito dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. "Non entro nella politica di un paese – precisa – ma se a lottare contro il razzismo sono solo le autorità sportive senza l'aiuto dei governi allora non cambierà nulla. Abbiamo bisogno di loro al nostro fianco e speriamo che lo siano".

Il presidente dell'Uefa lancia poi un monito dall'effetto potenzialmente deflagrante: "La mia opinione personale è che debba essere l'arbitro a interrompere le partite e che la decisione debba essere assunta all'interno dello stadio. Le questioni di sicurezza sono molto importanti e ovviamente dobbiamo ascoltare l'opinione delle forze dell'ordine ma una volta per tutte dobbiamo dimostrare che alcuni comportamenti sono inaccettabili", spiega Ceferin. Una posizione netta che si spinge oltre a quanto stabilito dal consiglio Figc e che segna un distacco ulteriore da quelle che sono invece le idee del Viminale sulla gestione dell'ordine pubblico in occasione dei match di calcio. Secondo le regole vigenti nel nostro campionato, infatti, la sospensione definitiva di un match spetta solo e soltanto all'autorità di pubblica sicurezza.

Sulla stessa linea, anche se con parole più sfumate, Gianni Infantino, numero uno della Fifa. "Non è mai facile agire in questi casi ma mi sembra che Gravina è il suo team siano assolutamente nel giusto e debbano andare avanti così", spiega in una pausa del congresso Uefa di Roma. Il capo del calcio mondiale invita poi anche i tesserati a tenere dei comportamenti consoni. Se gli idioti "vanno esclusi" allo stesso tempo "anche i dirigenti devono dare il buon esempio ricordando a tutti che il calcio è un gioco e così bisogna prenderlo, senza isterie".

Un doppio endorsement che riempie di orgoglio il numero uno Figc: "Quando credo in qualcosa vado fino in fondo. Sono parole che mi fanno molto piacere perché nel momento un cui un percorso non solo viene difeso ma anche condiviso dai massimi esponenti del calcio è una grande soddisfazione", dichiara. Frasi che mettono il 'bollino di garanzia' alle scelte operate in sede federale. Per quanto riguarda i passi che competono esclusivamente al mondo del calcio, Gravina sa di avere le spalle coperte, anzi, copertissime".

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