Per il Wwf il 'nemico' da combattere ha un nome: il cemento
L’Italia si mangia 50mila metri quadrati di suolo a settimana. A questo ritmo il prezzo più alto per il nostro Paese lo pagano le città. E, per cercare di riportare la natura anche al centro delle aree urbane il Wwf – con un nuovo rapporto, l’Urban nature 2021′ – annuncia un evento, che è più una festa, per il 10 ottobre. Sul punto il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini intende sbloccare dalle “secche” parlamentari la legge sulla rigenerazione urbana, invitando anche ad andare oltre il Pnrr, guardando sia ai fondi europei che alla legge di Bilancio.
Per il Wwf il ‘nemico’ da combattere ha un nome: il cemento. Una corsa che negli ultimi 6 anni ha portato, lungo le coste italiane, alla creazione di una città con un’estensione grande quanto la superficie di Lecce. La preoccupazione del Wwf si rivolge però anche al pregresso: “ci sono 2,5 milioni di persone, il 20% del nostro territorio, che vivono in città” che hanno “strumenti urbanistici” vecchi di cinquant’anni, “aggiornati tra il 1969 e il 1977”. In particolare, il rapporto (dal titolo ‘Verso città nature positive: decementifichiamo il nostro territorio – rinverdiamo la nostra vita’) si snoda attraverso tre direttrici: “decementificazione, biodiversità, scuole”; al suo interno raccoglie esempi e modelli tratti da esperienze italiane, europee e internazionali “per rivoluzionare i paradigmi delle nostre città”.
Secondo Giovannini – che interviene a un evento organizzato dal Forum disuguaglianze e diversità di Fabrizio Barca, all’interno delle inziative del Festival dello sviluppo sostenibile dell’Asvis – per “la gestione del territorio, della tutela del suolo e per l’edilizia avere una legge sulla rigenerazione urbana sarebbe risolutivo”. In questo senso il quadro delineato dal Pnrr può aiutare; anche se, dal momento che il Piano è stato “definito” (e che comunque una sua revisione sarebbe possibile alla fine del 2022, cosa che potrebbe essere un’occasione per la società civile), Giovannini invita adesso ad andare oltre: “Il Paese giudicherà sulla legge di Bilancio, e poi soprattutto sull’orientamento dei 15 miliardi del Fondo di sviluppo e coesione, e sugli 80 miliardi del fondo europeo, su cui adesso bisogna fare pressioni”. E’ per questo che si può recuperare “il fiorire di idee” che, “in modo forse garibaldino”, si sono viste per il Pnrr: quei progetti che non sono entrati nel Piano – è il ragionamento del ministro, che a questo sta lavorando con la ministra Mara Carfagna – possono ora trovare spazio. Tradotto, “diciamo ‘usate lo stesso metodo del Pnrr’, per questi progetti”. E, in linea con lo schema e metodo usato per il Pnrr – spiega la vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera Rossella Muroni – sarebbe un bel passaggio riuscire a portare a compimento una giusta transizione ecologica: per raggiungere questo obiettivo, quello che serve è “l’innovazione sociale” cercando allo stesso tempo di “cogliere i segnali che arrivano dalle imprese dell’economia circolare e dalla società civile. Un’alleanza tra pubblico e privato, insieme con i territori, ci renderebbe leader nel mondo“.
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