Gli oltre 14 anni di storia cone il Lingotto iniziano nel 2003. Ironico, forte e diretto: solo in tre occasioni ha indossato giacca e cravatta. 'Time' lo ha chiamato lo Steve Jobs dell'auto

"Una persona molto speciale". Così l'ex presidente di Ifil, Gianluigi Gabetti, ha definito Sergio Marchionne ricordando Umberto Agnelli, che gli aveva indicato per Fiat il manager allora cinquantenne.

Gli oltre 14 anni di storia tra Marchionne e il Lingotto iniziano infatti nel maggio del 2003, quando l'italo-canadese entra da indipendente nel cda di un casa auto sull'orlo della bancarotta. Il manager arriva dalla ginevrina Sgs, società nell'orbita della famiglia Agnelli, risanata in soli due anni. Nel giugno 2004 diventa a.d. Fiat al posto di Giuseppe Morchio. E vince la prima sfida. Con gli 1,55 miliardi di euro pagati da Gm per rompere l'alleanza con il Lingotto, il nuovo capo azienda inizia il rilancio di Fiat con i nuovi modelli.

Di certo Marchionne, per anni accanito fumatore – ha smesso di recente -, non è una figura usuale. Ironico, forte e diretto, il suo dress-code non passa inosservato. In ciascuna delle sue case negli Stati Uniti, in Svizzera e a Torino ha oltre 30 maglioncini blu tutti uguali, che indossa in ogni occasione al posto della giacca e la cravatta. Si ricordano tre eccezioni. Quando si presenta alla stampa, quando va in Senato a riferire, dove la giacca e la cravatta sono obbligatorie, e alla presentazione dell'ultimo piano industriale dello scorso primo giugno, a Balocco. Ma in questa occasione mette una cravatta Ermenegildo Zegna solo per celebrare il target di 'zero debito', uno delle tante sfide vinte dall'a.d., di cui si ricorda anche una parentesi, nel 2012, con la barba.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata