Cadute e forature, ritmo forsennato e gruppo quasi sempre spezzettato. Non ha tradito le attese la 'mini Roubaix' del Tour de France, la frazione con 15 settori in pavè con partenza da Arras e arrivo nella storica città del Nord della Francia. A livello di classifica la tappa non ha fatto grandissimi danni, con il solo Rigoberto Uran a pagare dazio (1'28") dai migliori, mentre Mikel Landa (caduto nel finale) e Romain Bardet (sfortunato con ben tre forature, l'ultima proprio nei km conclusivi) sono riusciti a ricucire arrivando a soli 7" dagli altri uomini di classifica.
La nona frazione risulta però ancora una volta fatale a Richie Porte, uscito di scena un anno fa proprio nella stessa tappa: una caduta nelle primissime fasi costa carissima all'australiano, vincitore del Giro di Svizzera, costretto al ritiro, l'ennesimo nel suo rapporto difficile con la Grande Boucle. A rubare la scena ai capitani è così John Degenkolb, uno specialista, che dopo la vittoria nella Parigi-Roubaix nel 2015 (il suo anno magico, quando si impose anche nella Milano-Sanremo) ritrova una successo di prestigio domando le pietre francesi in uno sprint a tre davanti alla maglia gialla Van Avermaet, che rinforza così il proprio primato con 43" di vantaggio su Thomas e 44" su Gilbert e al campione nazionale belga Yves Lampaert.
Un successo speciale per il campione tedesco – mai ripresosi davvero sui suoi livello dopo il grave incidente di inizio 2016 quando venne investito da un auto insieme ad altri compagni di squadra della Giant-Alpecin – che non a caso si lascia andare davanti ai microfoni subito dopo tagliato il traguardo: "È una felicità pura, ho cercato a lungo questa vittoria. E' una sensazione molto difficile da descrivere", ha raccontato il tedesco, visibilmente commosso. "È stata una battaglia tutti i giorni in questo Tour, è anche una vittoria di squadra. Avevamo una strategia per rimanere fuori dai problemi e dai rischi. È andato tutto bene, non ci posso credere – ha aggiunto il corridore della Trek-Segafredo – E' una bellissima vittoria, forse la più grande da tanto tempo". Degenkolb ha poi voluto dedicare il successo a una persona speciale. "Ho vissuto un momento difficile, sono così felice di dedicare questa vittoria a uno dei miei migliori amici che è morto lo scorso inverno, era il mio secondo fratello – ha aggiunto – Non c'è nient'altro da aggiungere, è stato tutto straordinario".
Per i corridori si profila ora il primo giorno di riposo in vista del trasferimento ad Annecy, dove la carovana gialla ripartirà martedì con la prima vera tappa di montagna, sulle Alpi. La decima frazione, di 158,5 km, prevede la scalata di tre Gpm di prima categoria e un Hors Categorie, l'inedito sterrato di Plateau des Glieres, con la Col de la Colombiere ultima asperità prima dell'arrivo in picchiata in discesa a Le Grand-Bornand. Lì si capirà chi davvero potrà vincere questo Tour de France. E fino a che punto sarà rimasto sulle gambe dei capitani l'inferno del pavè.
L'ordine di arrivo della nona tappa del Tour de France
1. John Degenkolb (GER/TRE) 3h24:26 (media: 46.0 km/h)
2. Greg Van Avermaet (BEL/BMC) s.t.
3. Yves Lampaert (BEL/QST) s.t.
4. Philippe Gilbert (BEL/QST) +0.19
5. Peter Sagan (SVK/BOR) s.t.
6. Jasper Stuyven (BEL/TRE) s.t.
7. Bob Jungels (LUX/QST) s.t.
8. André Greipel (GER/LOT) 0.27
9. Edvald Boasson Hagen (NOR/DDT) s.t.
10. Timothy Dupont (BEL/WGG) s.t.
La classifica generale
1. Greg Van Avermaet (BEL/BMC) 36h07:17
2. Geraint Thomas (GBR/SKY) + 0.43
3. Philippe Gilbert (BEL/QST) +0.44
4. Bob Jungels (LUX/QST) +0.50
5. Alejandro Valverde (ESP/MOV) +1:31
6. Rafal Majka (POL/BOR) +1:32
7. Jakob Fuglsang (DEN/AST) +1:33
8. Christopher Froome (GBR/SKY) +1:42
9. Adam Yates (GBR/MIT) +1:42
10. Mikel Landa (ESP/MOV) +1:42
12. Vincenzo Nibali (ITA/BAH) +1:48