Justin Gatlin rovina la festa d'addio di Usain Bolt e gli scippa l'oro mondiale di Londra sui 100 piani. Secondo è Christian Coleman che per tre quarti di gara pensava di aver vinto. Solo terzo il grande giamaicano che lascia con otto ori olimpici e undici mondiali a cui, adesso si aggiunge il secondo bronzo (ci sono anche due argenti).
La vendetta degli americani si consuma quando manca poco alle 11 nella sera di Londra. Bolt parte al centro con il piccolo Coleman alla sua destra e, molto più in là, in ottava corsia, il vecchio Gatlin (già campione olimpico e mondiale nel 2004 e 2005). Tutti guardano al centro dove si vede Coleman partire benissimo e Bolt mettersi in movimento con grande difficoltà. Dai 50 in avanti tutti si aspettano che il giamaicano metta il turbo e passi in tromba Coleman. Ma non succede e con sommo dolore lo stadio olimpico di Londra assiste alla sconfitta del grande Usain. Ma il vincitore non è Coleman perché mentre il piccolo americano allarga le braccia come fa un trionfatore, una freccia blu spunta alla destra di tutti: è Justin Gatlin che passa gli altri e si prende l'oro in 9"92. Secondo Coleman in 9"94 e solo terzo Bolt in 9"95.
Finisce con due grandi gesti di Gatlin (35 anni, di New York, una squalifica di 4 anni per doping, positivo al testosterone nel 2006): con un dito davanti alla bocca zittisce lo stadio che l'ha fischiato al momento della presentazione e, subito dopo, s'inchina davanti al grande Usain che viene a congratularsi con lui. S'inchina profondamente e sinceramente, il vecchio Justin, davanti al più giovane (32 anni) Bolt e dice di lui che "ci ha guidati tutti in questi anni" riconoscendogli grandezza e leadership nel ristretto mondo degli sprinter internazionali. Poi un lungo abbraccio e qualche indecifrabile parola fra i due. Per lo stado, comunque, c'è solo lui, il grande giamaicano. Ed è come se l'oro l'avesse vinto Bolt.
Alla fine Usain la spiega così: "Sono uscito male dai blocchi e sapevo che se non fossi partito bene, difficilmente ce l'avrei fatta. Gatlin? Un grande lottatore. L'ha fatto anche questa sera". E poi la domanda clou: ci hai ripensato? "No, no…"
Il più triste è certamente Coleman che ha molto tempo per vincere davanti a sé, ma che credeva di aver già vinto questa sera. Sarà difficile, per lui, scordare l'incubo dell'ombra azzurra che gli sfila sulla destra e gli sfila l'oro: l'ombra scura di Justin Gatlin.