Bernard Hinault è entrato ufficialmente nella Hall of Fame del Giro d'Italia. Oggi la cerimonia organizzata da Rcs Sport al Teatro Gerolamo, in piazza Beccaria, a Milano. Il ciclista, nato a Yffniac, in Francia, il 14 novembre 1954, ha ricevuto la coppa dorata dal direttore de 'La Gazzetta dello Sport', Andrea Monti, e dal direttore del Giro, Mauro Vegni. Hinault è il sesto campione a ricevere questo riconoscimento per i grandi protagonisti della corsa rosa. Prima del bretone, la galleria è stata inaugurata nel 2012 da Eddy Merckx, seguito da giganti della pedalata del calibro di Felice Gimondi, Stephen Roche, Francesco Moser ed Ercole Baldini. 'Il Tasso', questo il soprannome del francese, ha fatto l'en plein con tre vittorie del Giro su tre partecipazioni: nel 1980, nel 1982 e nel 1985. "Al Giro d'Italia devi essere sempre presente, non puoi mai distrarti. Mi è sempre piaciuto il ciclismo fatto di attacchi", ha ricordato il bretone prima di confessare che "i più grandi campioni che mi hanno segnato sono stati Anquetil e Merckx". E ancora: "Avere tre maglie rosa ed entrare nella storia del Giro d'Italia è un motivo di grande orgoglio. Per me l'Italia è il secondo Paese. Se non avessi trovato una squadra francese dopo la Renault, avrei corso per una squadra italiana. Ho visto sempre una grande accoglienza da parte dei tifosi". "Il ciclismo oggi? Serve un sistema di promozioni e retrocessioni per le squadre nel World Tour per migliorare il sistema".
"Il mio soprannome? Un modo di dire tra corridori, quando qualcuno si nascondeva nel gruppo e poi scattava. Mi piace, perché il tasso è molto aggressivo", ha detto Hinault spiegando il nomignolo assegnatogli da un giornalista francese, durante la cerimonia a Milano, davanti ad alcuni fuoriclasse del ciclismo come Gilberto Simoni, Felice Gimondi, Francesco Moser, Giuseppe Saronni, Vittorio Adorni, Gianni Motta e Silvano Contini. 'Il Tasso' ha indossato complessivamente 31 volte la maglia di leader e si è aggiudicato sei tappe. Professionista dal 1974 al 1986 con le maglie di Gitane, Renault e La Vie Claire, 'Il Tasso' rappresenta uno dei più grandi campioni della storia del ciclismo. In carriera ha collezionato 140 vittorie (più 73 circuiti) fra cui cinque Tour de France (con 28 tappe e 79 giorni in maglia gialla), due Vuelta, un Mondiale, due Liegi-Bastogne-Liegi, due Lombardia, una Parigi-Roubaix, due Freccia-Vallone, una Gand-Wevelgem e un'Amstel Gold Race.
"Ho conosciuto Bernard quando era abbastanza giovane: aveva temperamento e aveva tutte le carte in regola per diventare un grosso corridore. Un bretone vero", ha detto Gimondi. Anche Motta si è complimentato: "Bravo Bernard, sei un duro". "Non c'era niente da fare quando lui aumentava la velocità. Era un osso duro", ha confessato Moser. E Saronni ha ricordato: "Quando Hinault veniva al Giro, io cambiavo programma e tattica, perché in classifica era imbattibile. Bernard aveva caparbietà, tenacia, onesta e correttezza incredibili". Pure Simoni ha omaggiato il bretone: "La sfida Moser-Hinault è stata vissuta fino alla fine. Un grande campione come Hinault fa parte dei miei ricordi, è un uomo che mi ha stimolato ad andare forte". E Vegni, direttore del Giro d'Italia, ha spiegato: "Io ho stima profonda per Bernard non tanto per quello che ha fatto da campione, e ha fatto tantissimo, ma soprattutto per la sua onestà intellettuale e per il rispetto per gli avversari. Oggi non abbiamo più grandi campioni impegnati dall'inizio alla fine dell'anno come lui e questo è un male".