Imprese da leggenda, brillanti rivelazioni, volti emergenti e sorprese inaspettate, esempi illuminati dal fair play. In un'Olimpiade dalla vigilia decisamente tormentata e nella quale non sono mancati problemi e difficoltà, c'è stato, per fortuna, tanto di buono. Frammenti, icone e cartoline che ci porteremo dietro come ricordo indelebili di questi esaltanti 17 giorni di gare. Sono stati, senza dubbio, i Giochi della conferma di due star come Usain Bolt e Michael Phelps. Il velocista giamaicano ha centrato la terza tripletta dorata: era quello che cercava prima di far calare il sipario sulla sua carriera olimpica. Il fuoriclasse americano della piscina è riuscito – non che ci fossero molti dubbi – nella strabiliante impresa di toccare a Rio quota 23 ori in carriera. Anche per il 'Cannibale', che già aveva dato l'addio all'attività agonistica, quella in Brasile è stata l'ultima Olimpiade. Il futuro a cinque cerchi è invece tutto dalla parte di Simone Biles, la fortissima 19enne ginnasta americana che ha incantato la platea mondiale guadagnando quattro medaglie d'oro e una di bronzo. Per molti, è lei la donna simbolo di Rio 2016.
LE STORIE DI RISCATTO. Ma non sono mancate le storie di riscatto che solo lo sport, e la sua massima rappresentazione, l'Olimpiade, possono regalarci. Il destino ha voluto che il primo oro del Brasile nei Giochi casalinghi lo conquistasse la judoka Rafaela Silva, nata e cresciuta nelle favelas. Ha concluso nella maniera più bella la sua battaglia contro un tumore al polmone il velista argentina Santiago Lange: un anno dopo l'operazione è arrivato un meraviglioso oro all'età di 54 anni. L'immagine-simbolo dello spirito olimpico resterà quella che hanno regalato nell'atletica la neozelandese Nikki Hamblin e l'americana Abbey D'Agostino: urtata involontariamente e fatto cadere l'avversaria nei 5000 metri, la seconda ha aiutato la prima a rialzarsi. Quando è poi toccato all'americana fermarsi per infortunio, la neozelandese l'ha soccorsa ed insieme hanno tagliato il traguardo all'ultimo posto. E sempre sulla pista dello stadio Olimpico ha sorpreso tutti il sudafricano Wayde Van Niekerk capace di cancellare in una serata storica il primato sui 400 di sua maestà Michael Johnson.
Esempio da ricordare anche quello offerto dall'Iran, che ha scelto come portabandiera alla cerimonia inaugurale una donna in carrozzina, Zahra Nehmati. Promessa del taekwondo fino a quando un terremoto l'ha costretta su una sedia a rotelle. Ma i Giochi da sempre sono anche un grido di richiesta di libertà da parte degli atleti provenienti dalle condizioni più disagiate. Si è coraggiosamente rivolto al mondo, facendo il gesto delle manette, l'etiope Feyisa Lilesa, argento nella maratona: un gesto per denunciare contro le atrocità del governo del suo paese contro il suo popolo. E che ora potrebbe costargli la vita al ritorno a casa. Nessuno di loro è arrivato sul podio, ma hanno vinto la loro personale medaglia i dieci componenti della squadra di atleti rifugiati che hanno corso sotto la bandiera del Cio. Due provenienti dalla Siria, due dal Congo, cinque dal Sudan e uno dall'Etiopia. Il sogno a cinque cerchi come veicolo di speranza per il futuro, di concreta possibilità verso una nuova vita.
IL TRIONFO DELL'AMORE. E' stata anche l'Olimpiade dei fiori d'arancio. La tuffatrice cinese He si è vista porgere l'anello, in mondovisione, dal fidanzato dopo la finale dei trampolino tre metri. E hanno fatto il giro del globo anche le immagini della volontaria brasiliana che ha fatto la proposta di matrimonio alla connazionale compagna rugbista dopo la finale del torneo. La cavallerizza britannica Charlotte Dujardin, invece, dopo aver ottenuto il punteggio più alto nella prova individuale freestyle di dressage, ha visto il fidanzato di lunga data, il sudafricano Dean Wyatt, sventolare in tribuna un cartello con la scritta 'Mi vuoi sposare adesso?' sotto l'occhio delle telecamere. Un bellissimo messaggio contro ogni pregiudizio l'ha offerto poi la dedica che la nuotatrice azzurra Rachele Bruni ha rivolto alla sua compagna Diletta dopo l'argento vinto nella 10 km.