Diana e Chiara oro e argento skeet: Essere madri valore aggiunto

La loro impresa olimpica resterà nella storia azzurra

Si guardano, sorridono, si stringono la mano. Capiscono di averla fatta grossa. "Comunque vada, sarà un successo", si dicono. Poco prima, si erano strette in un abbraccio così forte da racchiudere l'Italia intera, quella che ha imposto il suo strapotere all'Olympic Shooting Center in una delle pagine che resterà nella storia azzurra. Poi, smaltito il primo round di emozioni, inizia il duello decisivo, un meraviglioso derby colorato d'azzurro. Al centro della scena ci sono solo più loro, e ad accompagnarle le istantanee di tutte le fatiche, dei sacrifici e delle rinunce, del durissimo percorso fatto per arrivare a mettersi al collo i due metalli più nobili del mondo dello sport. Divise nell'arco della durata della gara, accomunate dalla grande amicizia e dall'essere atlete-mamme, con tutte le difficoltà che esso comporta.

Diana Bacosi e Chiara Cainero sono le donne che hanno scritto la storia dello skeet italiano. Riuscendo nell'impresa di lasciarsi alle spalle nientemeno che l'americana Kimberly Rhode, pluricampionessa olimpica, una specie di Phelps del fucile. Solide, implacabili e lucidissime nella caccia al piattello, cuori di madri premurose che in ogni discorso post-gara dedicano parole ai loro figli, lontani dal punto di vista geografico ma costantemente nei loro pensieri. La fresca campionessa olimpica accarezza l'oro, acchiappato al suo debutto assoluto ai Giochi, e pensa a quando accarezzerà colui che la aspetta in famiglia. Il piccolo Mattia. "La difficoltà più grande è stata quella di lasciare mio figlio a casa", confessa l'azzurra originaria di Città della Pieve, caporal maggiore dell'Esercito, l'amore per il tiro nato seguendo da piccola il padre a caccia. Dopo la nascita di Mattia, sette anni, Diana appese il fucile al chiodo per un anno. "Ma ora torno da lui, e torno con un oro. Ora penso solo a stare con lui finché non ricomincia la scuola". Dopo il trionfo, l'ha subito sentito al telefono: "Esultava e ballava, mi diceva 'brava mamma'", sorride Diana.

L'altra supermamma dello skeet che ha fatto innamorare l'Italia, Chiara Cainero da Udine, quattro anni fa a Londra entrò nella leggenda come prima donna a laurearsi campionessa olimpica nel tiro a volo. Il secondo posto conquistato a Rio, assicura la friulana agente della Forestale che da ragazzina lasciò pallavolo e pattini per imbracciare il fucile, non è affatto una delusione ma "vale come un oro". Anche perché "è stato un quadriennio diverso rispetto a quelli precedenti. C'è stata una gravidanza, un bambino che ho dovuto lasciare a casa". Edoardo, nato nel 2013. "Non è stato semplice, in tutto questo periodo, gestire tutto quanto e concentrarsi nel migliore dei modi. Però a casa ho tante persone che mi aiutano: i nonni, mio marito Filippo". Presenze preziose, che le permettono di gestirsi tra il piccolo e i 300 spari di allenamenti al giorno. Alcuni di questi, e non poteva essere diversamente, 'sentiti' direttamente dal piccolo quando ancora stava nel pancione. Tre anni fa, infatti, Chiara conquistò due titoli europei in Germania al quinto mese di gravidanza. Al termine la friulana svelò di avere sentito il piccolo muoversi e che forse "aveva capito che mamma stava gareggiando in una finale".

Il messaggio che le due ragazze con il fucile regalano con la loro impresa è che ogni mamma è una supermamma. E a loro tutto è possibile. "Le donne sono già forti di loro", dice Chiara. "Le mamme, poi, sono ancora più forti, perché hanno capacità organizzative che secondo me gli uomini non hanno. Ci sono tante atlete che dopo la maternità fanno anche dei risultati migliori. Essere mamma è un valore aggiunto, non una penalizzazione". E lo dice una che ha collezionato sei titoli europei e un mondiale. "Abbiamo una marcia in più. Non bisogna mai rinunciare ai propri sogni", sottolinea fieramente Diana. "Certo, si devono fare tanti sacrifici. Io li ho fatti, e continuerò a farli". Per arricchire una collezione, che già conta otto medaglie tra cui tre titoli europei e uno mondiale, dalla quale il piccolo 'attinge' spesso e volentieri. Confessa la regina dello skeet di Rio: "Ogni tanto Mattia me le prende dalla bacheca e ci gioca. Mi sa che dovrò portargliene altre…".