La politica torna protagonista alle Olimpiadi e parte la polemica. Al termine del loro match di judo alla Carioca Arena 2 di Rio De Janeiro l'egiziano Islam El Shehaby si è infatti rifiutato di stringere la mano all'avversario che lo aveva battuto, l'israeliano Or Sasson. Il 32enne El Shehaby aveva ricevuto pressioni sui social network affinché non scendesse sul tatami contro il rivale israeliano per le note vicende fra i due paesi e per non "gettare discredito" sull'islam. L'egiziano ha deciso comunque di combattere, ma dopo la sconfitta ed il saluto non ha voluto stringere la mano al rivale che si era avvicinato a lui tendendogliela. Il gesto ovviamente non è passato inosservato, ma nessuno dei due ha voluto rilasciare commenti sull'accaduto.
Il portavoce della federazione internazionale di Judo, Nicolas Messner, ha poi precisato che gli atleti non sono obbligati a stringersi la mano al termine del match ma solo ad effettuare il saluto di rito con l'inchino cosa che l'egiziano ha fatto. "In ogni caso dopo i Giochi analizzeremo l'accaduto per vedere se esistono dei presupposti per prendere decisioni sa riguardo", ha aggiunto alla Reuters. L'israeliano Sasson, dopo questa vittoria, ha così potuto accedere alle semifinali della categoria +100kg. Il portavoce del Cio, Mark Adams ha spiegato che a volte le cose accadono "nella concitazione del momento" ma "non per questo sono accettabili". "Per noi lo spirito olimpico serve a costruire ponti e non a erigere muri", ha concluso.