Da inizio maggio il reato di omofobia è stato inserito nello statuto del Coni. Un passo importante da parte del mondo dello sport italiano effettuato recependo un'indicazione della presidenza del Consiglio dei ministri con grande soddisfazione dal presidente del Comitato Olimpico, Giovanni Malagò, da sempre molto sensibile all'argomento.
Qual è il valore dell'inserimento del reato di omofobia all'interno dello statuto del Coni?
Risposta. Come spesso succede da parte dello sport abbiamo giocato d'anticipo. Sia per delle precise indicazioni da parte istituzionale sia perché condividiamo in pieno questo messaggio di lotta nei confronti dell'omofobia. Così come è giusto che non ci siano discriminazioni di natura razziale piuttosto che religiosa è giusto che anche questo aspetto venga puntualizzato. Abbiamo voluto metterlo nero su bianco ma non è una questione di pezzi di carta o di parole. Lo è di comportamenti ed atti.
Crede che l'omofobia sia un problema reale ed esteso all'interno del mondo dello sport?
Sinceramente non lo penso. Poi come tutte le cose in Italia siamo 60 milioni di persone e ci possono essere dei casi che, giustamente, vengono evidenziati dai media.
L'inserimento del reato di omofobia nello statuto del Coni può invogliare gli sportivi omosessuali a fare coming out?
I voleri delle persone stanno dentro la testa di ognuno. Allo stesso tempo mi sento di dire che quando c'è il conforto di un attestato formale, come in questo caso, certamente può essere di stimolo ad accelerare eventuali percorsi di coming out.