Alpinismo, Moro: Ero sicuro che saremmo arrivati in cima al Nanga

Queste le prime parole dell'alpinista, appena arrivato all'aeroporto di Milano Malpensa, autore della prima in invernale del Nanga Parbat

"Ero sicuro che saremmo arrivati in cima, lo sapevo. Non sono mai andato così bene, così forte come quest'anno". Queste le parole che Simone Moro, appena arrivato all'aeroporto di Milano Malpensa, ha ripetuto abbracciando parenti e amici venuti qui per accoglierlo. Moro, con la prima in invernale del Nanga Parbat, è entrato di diritto nella storia dell'alpinismo.

VALE 4 CAMPIONATI. "Non so da quanto la montagna non riusciva a far parlare di sé. Non è questione di chi, qui è la montagna. Avendo avuto la fortuna, e la sfortuna, di essere venuto dopo tre grandi come Cassin, Bonatti e Messner, riuscire a fare qualcosa che riuscisse ancora ad appagare i palati saturi degli appassionati, era dura. Le scalate invernali sono state una bella idea e una bella sfida per me. Ho fallito tante volte ma questo per me è come quando vinci 4 campionati di fila. Con il Nanga Parbat sono inchiodati al muro i successi. Non ho usato ossigeno, sono andato su a febbraio, non ho usato neppure le solette riscaldate" ha sottolineato Moro.

TAMARA HA RINUNCIATO PER NOI. "Inverno è vento, perché freddo è un'ovvietà, ma qualche volta ti dà una mano ma stavolta è stata una salita molto ventosa ed è quello che probabilmente ha costretto Tamara quasi in cima a rinunciare" ha raccontato l'alpinista. "Campo base è armonia ed è quella che ci ha permesso di arrivare in cima – ha proseguito l'alpinista –  Ottomila è la differenza. Ho scalato vari Settemila, sono duri ma umani. Gli Ottomila fanno la differenza e il Nanga Parbat è l'ottomila che fa la differenza. Il Nanga Parbat è un gigante mentre Tamara è sorriso e saggezza. Ha rinunciato per 70 metri e un traguardo epocale solo per non chiederci aiuto in discesa, e non l'ha fatto per orgoglio: lo ha fatto perché eravamo alla frutta pure noi e sapeva che ci avrebbe messi in difficoltà".