Blatter: Non sono diavolo, Platini onesto ma ha virus contro di me

Zurigo (Svizzera), 16 dic. (LaPresse) – “Non sono il diavolo. Credo in Dio e, se Dio esiste, non può esserci l’inferno. Quindi neanche il diavolo”. Parole di Joseph Blatter, presidente della Fifa attualmente sospeso dalla carica, alla vigilia dell’audizione al comitato etico. “Sono scioccato”, spiega il dirigente svizzero in una lunga intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’. “Mi hanno sospeso 90 giorni senza neanche ascoltarmi. Allora vado con il mio bravo avvocato per difendermi: voglio essere sentito dai giudici. In Svizzera non possono condannarti a vita senza che ti difenda, è contro il diritto dell’uomo. E ho scritto a tutte le federazioni perché sappiano anche loro. Cosa? Che nella mia vita – ha proseguito – non ho mai accettato denaro non guadagnato, e che ho sempre pagato i miei debiti. Vi assicuro che i 2 milioni di franchi a Platini sono legittimi. E che sto subendo qualcosa che sembra l’Inquisizione”.

Il numero uno della Fifa chiarisce sul pagamento al centro della vicenda: “A fine ’98 Michel mi ha detto: ‘Vorrei lavorare con te’. E io: ‘Benvenuto’. Lui ha aggiunto: ‘Guarda che sono un po’ caro, un milione all’anno’. Gli ho detto: ‘Vediamo cosa posso fare’. Un validissimo contratto orale”. “Poi a sorpresa – continua – è stato eletto alla Fifa e all’Uefa, a sorpresa perché l’Europa non l’amava: era l’unico con me. E io non mi sono più occupato del pagamento, per una cosa o per l’altra, ma ho dato l’ordine di pagare. La richiesta è passata per la commissione finanze e il Congresso. Se c’era un accordo tra me e Platini per uno scambio di voti? Mai fatto questo accordo. Ero l’unico candidato e Platini neanche mi ha fatto i complimenti. Non so se questo succede per impedire a Platini di essere il presidente, per mettermi la pietra al collo o per entrambe. Ora – aggiunge – le nostre sorti sono legate”. Sul rischio di restare fuori dal calcio, Blatter commenta: “Non ho nessuna accusa formale. Il comitato etico dovrebbe intervenire se il presidente non ha fatto il suo mestiere, ma è il Congresso che lo elegge o lo revoca. Spero non sia manovrato, ma non credo”. Quindi chiarisce, sula sua decisione di lasciare la poltrona presidenziale: “Non mi sono dimesso, ho rimesso il mandato, è diverso. Per salvare la Fifa, perché c’era il caos. Dicevano che la Fifa era la mafia, ora vedono che è vittima. Sono ancora presidente e dovevano farmi finire il mandato”. A detta dello svizzero, “c’è un virus anti-Blatter da debellare. Comincia nell’Uefa e si estende agli inglesi. Il premier britannico era andato all’Ue per dire che non potevo essere presidente Fifa. Una speculazione politica. Platini avrebbe dovuto essere il mio successore naturale, ma non è andata così. Anche lui – accusa Blatter – è stato attaccato dallo stesso virus”.

Che idea ho di Platini? Un uomo onesto. Un po’ primadonna. Ma non tutta l’Europa oggi lo appoggia, tanti sono con me e contro di lui”, dice Blatter. Lo svizzero assicura sulla bontà del suo operato: “Non ho mai fatto una cosa di cui rimproverarmi dal punto di vista etico, giuridico o penale. Ma sono quasi riusciti a eliminarmi. Il 1° novembre sono stato ricoverato d’urgenza: se non fossi stato a Zurigo, adesso scrivereste l’epitaffio, non l’intervista”. “Rimpianti? Forse mi sono fidato troppo di alcune persone. Ero segretario e sono diventato presidente: quindi chi era il mio superiore è stato superato, ed è ancora lì. Magari non l’ha presa bene. E poi non ho ascoltato la famiglia che, dopo il Brasile, mi ha detto: ‘Fermati'”. “Se mi vedo senza il calcio? “Mi dedicherò alla famiglia, ma non potrò dimenticare quello che è stato il calcio per 40 anni”, spiega. “La gente mi vuole ancora bene per strada, la vita oggi va veloce e quelli che muoiono escono spesso dalla Storia. Ma io sarò ricordato. Per cosa? Per l’idea di un calcio universale, non europeo o sudamericano, che ho ereditato da Havelange. Per lo sviluppo nei Paesi poveri. Per aver reso la Fifa ricca con i diritti tv, permettendo di vedere tutte le partite. Per aver portato il Mondiale in Africa. In ospedale – conclude – ho visto la morte e ho riflettuto sulla vita. Stupido perdere tempo per cose superficiali”.