Di Andrea Capello
Roma, 3 dic. (LaPresse) – Il giorno dopo i 26 deferimenti da parte della procura antidoping della Nado-Italia ad altrettanti atleti della nazionale italiana di atletica leggera con l’accusa di aver ‘eluso’ i controlli il presidente della Fidal, Alfio Giomi, alza il tono della voce in una conferenza stampa sfogo dove difende a spada tratta i suoi ragazzi. “E’ un momento molto particolare per l’atletica italiana che scopro essere travolta dal doping. Nessun atleta italiano è stato trovato positivo al doping. Ma di cosa parliamo? Quello che sta succedendo è inaccettabile. La giustizia sportiva farà il suo corso ma non si può confondere un problema di natura burocratica dicendo che l’atletica italiana è travolta dal doping”, le sue parole. “Quello che ho letto è devastante – spiega ancora – il nostro movimento è sano, non ha problemi di doping anzi ha un’etica dalla quale molti dovrebbero imparare. Su tutti questi atleti io ci metto la faccia”. Il numero della Fidal dice di aver parlato con molti dei coinvolti (fra i quali spiccano Fabrizio Donato, Andrew Howe e Daniele Meucci, ndr). “Mi dicono ‘noi smettiamo e chiudiamo qui'”. Giomi si dice sicuro che alla fine tutti saranno assolti: “Non ci sfiora nemmeno l’idea siano condannati – dichiara – oggi pomeriggio facciamo una riunione tecnica verso i Giochi di Rio e la facciamo con questi ragazzi dentro al progetto, perché l’atletica italiana è viva ed onesta”. A questo proposito la Fidal ha messo a disposizione dei suoi tesserati l’avvocato Guido Valori come consulente se lo ritenessero opportuno.
Un pensiero condiviso anche da Fabrizio Donato, leader del gruppo azzurro e medaglia di bronzo nel salto triplo a Londra 2012: “Sono piuttosto sconcertato, triste. Mai mi sarei immaginato una cosa del genere. Mi trovo travolto da un ciclone dove mai avrei pensato di stare. Un mondo che non mi riguarda”, argomenta. “Io avrei eluso i controlli? Mi viene da ridere sono 10 anni che non vado in vacanza, all’estero solo per le gare. La mia vita è casa, campo di allenamento, casa. Non vedo come possa eludere i controlli. Confido nella giustizia sportiva ma abbassate i toni. Siamo usciti dalle righe. Vi chiedo un pochino di rispetto”. Il maratoneta Ruggiero Pertile, invece, si focalizza sul malfunzionamento del sistema ‘wherabouts’: “inizialmente complesso e che in quel periodo non funzionava”. “Lo abbiamo evidenziato alla procura che proseguirà con le indagini. Non ho mai pensato di usare scorciatoie e mai lo farò!”, la sua precisazione.
Pur mantenendo il suo profilo istituzionale anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, non si esime dal commentare la vicenda: “Questi ragazzi non sono delle persone che hanno barato. E’ sbagliato parlare di doping perché non è un caso di doping. Il caso di doping è quello che c’è in Russia, qui c’è un tema di procedure che non sono state rispettate sotto il profilo formale”, dice augurandosi che il giudizio da parte del Tribunale Nazionale Antidoping arrivi il prima possibile: “Bisogna dare delle risposte molto urgenti – conclude – Onestamente sono molto ottimista. Mi sembra che la procedura era doverosa ma la sostanza è un’altra”.