Torino, 5 set. (LaPresse) – La vittoria di Fabio Fognini contro Rafa Nadal è solo l’ultima di una serie di imprese nel bene e nel male che fanno del tennista di Arma di Taggia il ‘personaggio’ per eccellenza del tennis italiano. Fab Fabio, come viene soprannominato nel circuito, è capace di tutto e negli ultimi tre anni ne ha combinate di tutti i colori. L’impresa contro l’ex numero 1 del Mondo a New York rientra certamente nella galleria degli episodi positivi, come la vittoria in coppia con Simone Bolelli nel torneo di doppio agli Australian Open 56 anni dopo l’impresa di Orlando Sirola e Nicola Pietrangeli. Durante la premiazione Fognini si fece notare con l’ormai celebre esclamazione: “Abbiamo vinto uno Slam, ca..o”. Ma d’altronde del suo essere imprevedibile è convinto lo stesso Fognini, visto che stanotte dopo l’impresa contro Nadal ha ricordato: “Ogni volta che l’ho battuto poi ho perso il match successivo”. Ecco, speriamo stavolta si sbagli.
Tra l’amore con la reginetta del tennis italiano Flavia Pennetta, le vittorie in tornei prestigiosi come Stoccarda e Amburgo (secondo italiano di sempre, dopo Adriano Panatta, ad aggiudicarsi due tornei consecutivamente) o la lezione di tennis rifilata a Andy Murray qualche anno fa in Coppa Davis, c’è anche il lato oscuro di Fognini. Quello che lo ha portato nel corso della sua carriera ad accumulare una quantità tale di multe da fare invidia al mitico John McEnroe. Come non ricordare il turpiloquio e le offese rivolte al padre durante un match a Montecarlo. Bello e impossibile, pigro ma geniale, capace di battere più volte in carriera Nadal e poi perdere a Shanghai con Chuhan Wang, n. 553 Atp, rivolgendo il dito medio ai tifosi all’uscita dal campo. Peggio ancora lo “zingaro di m….” rivolto al malcapitato serbo Filip Krajinovic durante un torneo in Germania. “Ma non sono razzista, non ce l’avevo con lui, sono pentito”, si era poi difeso.
Specialista nel maltrattamento alla racchetta, a Wimbledon nel 2014 venne multato di 27.500 dollari per averne rotta una e aver poi invitato il supervisor del torneo McKewen ad abbandonare il terreno di gioco altrimenti gli avrebbe “spaccato la racchetta in testa”. Il bello è che poi quella partita Fognini l’ha anche vinta. Epilogo diverso, invece, qualche mese dopo al torneo di Parigi-Bercy quando, sconfitto dal numero 176 Lucas Pouille, il ligure ha avuto una animata discussione con l’arbitro di sedia. Un alterco talmente animato, che il giudice in un primo momento si era rifiutato di dargli la mano. Con tre vittorie in carriera sul circuito Atp, una classifica che lo ha visto anche al numero 13 del Mondo, Fognini è certamente il tennista più talentuoso espresso dall’Italia negli ultimi anni. Una classe cristallina, come mostrato questa notte a New York, ma un carattere che per ora gli ha impedito di effettuare il definitivo salto di qualità.