di Andrea Capello
Roma, 10 lug. (LaPresse) – Sereno e carico. Così si è presentato il Commissario Tecnico dell’Italia, Antonio Conte, alla chiacchierata informale con i media andata in scena in Figc dove l’allenatore ha vestito i panni di coordinatore delle nazionali giovanili insieme al suo vice nel ‘progetto giovani’ Maurizio Viscidi. Il 17esimo posto nel ranking Fifa al quale è scesa la nazionale è da migliorare. Per farlo Conte ha tracciato un bilancio del settore giovanile Azzurro con un occhio puntato al futuro. “Sto bene, non si vede?”, l’unica piccola affermazione concessa relativamente alle vicende extra calcio. Conte è concentrato solamente sul rettangolo verde e l’Italia che verrà. Il presidente Tavecchio gli ha lasciato carta bianca sulle decisioni da prendere ed il tecnico salentino ha preso in prima persona quella più delicata ovvero confermare Luigi Di Biagio alla guida dell’Under 21 per il prossimo biennio nonostante l’eliminazione nel girone alla fase finale dell’Europeo di categoria e la mancata qualificazione ai Giochi di Rio 2016 (seconda volta per l’Italia dopo Londra 2012).
“Visto il girone che ci era capitato siamo rimasti un po’ amareggiati e delusi dal fatto di non essere riusciti ad arrivare alle semifinali ed alle Olimpiadi ma Di Biagio ed il suo staff hanno fatto un buon lavoro”, le sue parole. “Penso che l’Under 21 l’impresa l’abbia fatta arrivando alla fase finale dell’Europeo perché l’avventura era iniziata male poi siamo cresciuti. Per valutare gli allenatori, comunque, non bisogna solo valutare i risultati anche se sono quelli che scrivono la storia”. Per capire quando Conte abbia più che mai in mano il movimento nazionale, dalla prima squadra fino a tutte le giovanili basta ascoltare le parole del presidente Carlo Tavecchio: “Credo che il prestigio che l’Italia ha nel mondo non corrisponde al 17esimo posto del ranking Fifa – spiega – al suo interno sono state inglobate alcune situazioni particolari. Ci sono interessi diversi che confluiscono e l’Italia non è che abbia un immagine che piace a molti. Anzi piace a pochi, però noi la vogliamo difendere soprattutto con Antonio Conte”.
L’idea del Ct per le formazioni giovanili è quella di farle giocare tutte nella stessa maniera, un 4-2-4 con gli esterni di centrocampo molto offensivi, pressing, recupero palla ed il portiere che partecipa alla costruzione del gioco come primo uomo della manovra. Proprio seguendo questo filo conduttore Conte ha deciso di inserire, unica novità di spicco, Roberto Baronio come allenatore dell’Under 18. “Un ragazzo fresco di master che sa cosa vuol dire indossare la maglia Azzurra. In lui confido molto”. Venendo alle note dolenti il Ct lancia due allarmi ben precisi. Il primo è relativo alla penuria di attaccanti: “E’ un dato di fatto che il reparto che riesce a fornire meno alla Nazionale è l’attacco – argomenta – è una cosa che ci deve far riflettere perché siamo in difficoltà anche a livello giovanile. Con l’Under 21 avevamo solo Trotta e Belotti come punte centrali vere”.
Il secondo, più grave e strutturato, è quello relativo alla penuria di materiale umano fra il quale scegliere. “La preoccupazione in vista futura è dovuta al fatto che ai tempi di Lippi e dell’Italia campione del Mondo il Ct aveva la possibilità di scegliere fra 61/62 giocatori italiani su 100, oggi questa percentuale si è ridotta a 33. Questo è il pericolo maggiore che oggi corriamo”, il suo pensiero. “Se questa percentuale dovesse continuare a scendere diventerebbe difficile essere competitivi”, aggiunge spostando lo sguardo sul Mondiale 2022 in Qatar. Che l’Italia non sia più la terra promessa del mondo del calcio del resto lo conferma anche la continua fuga di talenti. L’ultimo è Matteo Darmian che proprio con Conte è esploso anche in Azzurro. “E’ il calcio dei tempi nostri – conclude constatando l’amara verità – è un calciatore forte e se va al Manchester United sono contento per lui”.