Giro d’Italia, dietro Contador un Aru da applausi. Deludono Porte e Uran

Di Attilio Celeghini

Milano, 31 mag. (LaPresse) – Dal poker di assi è uscito un unico Re.

Alberto Contador sale sul trono di Milano e torna ‘Conquistador’ dopo aver messo tutti in fila nonostante non si sia aggiudicato nemmeno una tappa. Il rispetto del pronostico non esclude una domanda: i rivali hanno provato a rendergli la vita dura o il ‘Pistolero’ ha potuto esplodere la sua classe – ed applicare la sua preparazione quasi ‘robotica’, attenta ad ogni singolo dettaglio – senza trovarsi sulla strada veri ostacoli. Oltre al 32enne spagnolo, sulla carta, erano in tre a giocarsi la maglia rosa: Fabio Aru, Richie Porte e Rigoberto Uran. Il sardo dell’Astana è stato l’ultimo ad alzare bandiera bianca, regalandosi e regalando al pubblico del Belpaese un Giro da protagonista. Per il ragazzo di San Gavino Monreale una posizione in più rispetto alla classifica generale 2014, dove si piazzò terzo e un altro importante passo verso l’olimpo dei big.

E a proposito di ascese: i due bellissimi acuti sulle strade amiche di Cervinia e Sestriere (dopo aver fatto tremare per qualche chilometro Contador sul Colle delle Finestre) sono gioielli con cui impreziosire il suo biglietto da visita per il futuro. Non che l’avventura del capitano della Astana sia priva di rimpianti, beninteso. Nel tracciare il bilancio, l’azzurro mette una croce rossa sulla tappa di Monte Berico (“dove forse ho sbagliato ad alimentarmi”), mentre c’è chi si domanda che cosa sarebbe successo se la Treviso-Valdobbiadene non fosse stata così ‘monstre’ (“Sulla cronometro devo migliorare ancora tanto”). La cartolina-simbolo delle difficoltà di Aru resta la soffertissima salita del Mortirolo. Il successo ad Aprica del compagno di team, nonché rivelazione della corsa, Mikel Landa (replay dell’impresa a Madonna di Campiglio) sembrava aver rimescolato le carte nelle gerarchie della Astana e segnato la definitiva resa del ‘cavaliere dei quattro mori’. Delusioni? No, esperienze di valore che, ammette Aru, “mi hanno aiutato a crescere”.

Resta, quello del sardo, un Giro di altissimo livello, affrontato – non va scordato – per la prima volta nella sua carriera da pro con il ‘peso’ della pressione e dei riflettori sui pedali. L’allievo non è riuscito a superare il maestro ma l’apprendistato si può definire concluso: le copertine di domani sono prenotate. Il commento definitivo sul Giro di Aru è arrivato da Contador: “Ha vinto due tappe, è secondo nella classifica generale, cosa gli si può chiedere di più?”. Non si può che sottoscrivere. Il ‘Pistolero’ non ha, invece, dovuto sparare cartucce particolari contro gli altri due grandi favoriti. A cominciare dalla grande delusione Richie Porte. Per l’uomo di punta dell’ambizioso Team Sky è stato, semplicemente, un Giro flop. E dire che lo scalatore tasmaniano si presentava ai nastri di partenza in uno stato di forma scintillante. A parlare per lui un invidiabile bottino primaverile di nove vittorie tra cui Parigi-Nizza, Catalogna e Trentino.

Invece Porte non ha mai dato la dimostrazione di poter ambire seriamente alla maglia rosa, frenato da problemi fisici – i postumi della caduta di Jesolo si sono fatti sentire – senza dimenticare la pesante e discussa penalizzazione (2′) rimediata a Forlì. La crono di Valdobbiadene (chiusa a 4’06” da Contador), che da specialista poteva rappresentare il suo trampolino di lancio e, soprattutto, i 27′ incassati al traguardo di Madonna di Campiglio dal vincitore Landa lo hanno convinto ad affidare la leadership della Sky a Leopold Konig, fare i bagagli e a riservare le energie per il Tour. Per Rigoberto ‘Ciccio’ Uran, il ‘quarto moschettiere’ impegnato nella caccia al trono di Milano, il sogno era quello di migliorare i due secondi posti consecutivi. Il colombiano della Etixx Quick Step, cinque giorni in rosa nel 2014, chiude le sue tre settimane italiane addirittura fuori dalla top ten, gravato da un fardello di oltre 28′ dalla vetta. Giro decisamente iellato per il simpatico sudamericano, frenato dalla bronchite nei primi giorni e dalla caduta di Imola. A Madonna di Campiglio, con i 2’31” incassati da Contador, Uran ha capito che il podio sarebbe rimasto utopia. Nonostante questo si merita una sufficienza piena e tanti elogi in quanto non ha mai smesso di provarci, da generoso lottatore. Come, del resto, ha sempre dimostrato di essere.